Bentornati al nostro appuntamento settimanale con In the mood for East, rubrica interamente dedicata al cinema orientale. Oggi vi parliamo di Buddha Mountain di Li Yu
La scorsa settimana, come tutti ben sappiamo, abbiamo celebrato la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un tema scottante, purtroppo ancora oggi attuale. Noi di tuttoteK abbiamo dedicato a questa ricorrenza due speciali, uno in cui vi proponiamo dieci film incentrati sulla violenza sulle donne, e uno in cui troverete cinque film incentrati sulla forza delle donne.
Anche con la nostra rubrica dedicata al cinema orientale, In the mood for East, vogliamo dedicare un piccolo pensiero a questo argomento, proponendo finalmente un film diretto da una regista donna. Li Yu è una giovane regista e sceneggiatrice cinese, che ha dovuto affrontare non pochi problemi per affermare il suo ruolo, specialmente a causa dei difficili temi trattati nel corso della sua carriera. Come lei stessa afferma:
Sono sempre stata attratta dalla passione evidente nel mio popolo e nel mio paese. Ora siamo nell’epoca del digitale, in quello che chiamo “all image time” ed è un po’ più semplice per le donne arrivare dietro la macchina da presa. È stato complesso più che difficile farmi valere nel mondo del cinema, ma per fortuna senso di responsabilità e talento pesano molto di più del genere cui si appartiene.
Per questa occasione abbiamo scelto di proporvi Buddha Mountain, piccolo gioiello indipendente del 2010.
Trama e trailer | Buddha Mountain
Nan Feng (Fan Bingbing), Ding Bo (Bolin Chen) e Fei Zao, detto Fatso (Fei Long), sono tre amici inseparabili che condividono un appartamento nella periferia di Chengdu. I ragazzi vivono alla giornata, tra lavori saltuari e scorribande notturne. I tre sono uniti da una profonda amicizia, che li porta a difendersi e aiutarsi l’un l’altro, costi quel che costi.
Una volta sfrattati, decidono di trasferirsi in un quartiere più altolocato, e prendono in affitto due stanze a casa della signora Chang Yueqin (Sylvia Chang), ex cantante dell’Opera di Pechino. La donna, all’apparenza burbera e scontrosa, nasconde dietro il suo atteggiamento un dolore immenso, quello della perdita di un figlio. Dopo le prime difficoltà legate alla convivenza, sfuriate e guai non da poco, tra i ragazzi e la signora si instaura un legame profondo, che permette a quest’ultima di ritrovare la serenità.
Distruzione e rinascita | Buddha Mountain
Ciò che è stato distrutto può anche essere ricostruito, con fatica, impegno e amore. Questo può accadere a un tempio sulla montagna, ormai ridotto in macerie da un terremoto. Ma può accadere anche a una persona in difficoltà, o a una persona devastata dal dolore.
In Buddha Mountain ognuno dei protagonisti ha il proprio fardello da portarsi dietro. La signora Chang ha perso tutto nel momento in cui il suo unico, giovane figlio è morto in un incidente stradale. Nan Feng è lontana da casa, dove ha lasciato un padre alcolizzato e una madre vittima di violenze. Ding Bo non riesce ad accettare il nuovo matrimonio del padre, dopo la morte della madre. Fei Zao è spesso costretto a subire atti di bullismo a causa del suo aspetto fisico.
I tre ragazzi riescono però a superare tutti i momenti difficili grazie alla loro unione. Nonostante le mille problematiche, ciò che traspare è un senso di spensieratezza nel modo in cui i tre affrontano la vita di tutti i giorni. La loro vita va avanti grazie a quell’energia sfrontata e acerba tipica della giovinezza. E nel momento in cui entrano, all’improvviso e in maniera per niente delicata, nella vita della signora Chang, anche lei scoprirà una serenità ormai perduta da tempo, sciogliendo il suo dolore e il suo odio contro il mondo.
Alla ricerca della leggerezza | Buddha Mountain
Buddha Mountain è un film piccolo, dallo sguardo lieve. È un film drammatico, fatto di eventi tragici, che parla di vita e di morte. Ma ciò che ne risulta maggiormente alla fine dei conti non è il dramma. Li Yu non spinge sulla leva della spettacolarizzazione della tragedia. In fin dei conti accadono veramente poche cose, nel corso della pellicola. Tutto è permeato da uno sguardo sereno, soprattutto nell’accettazione delle cose più tragiche.
Basta posare la camera su un viaggio in treno in fuga dalla città, verso la montagna, unico momento in cui i tre giovani si sentono liberi. Sull’incredibile bellezza delle campagne cinesi. O sulle scene di ricostruzione del tempio, sullo sguardo e i sorrisi dei protagonisti. Merito in particolare delle due interpretazioni femminili – la meravigliosa Sylvia Chang in testa – che ci regalano due personaggi profondamente umani.
Il rapporto che si crea tra queste persone così diverse appare autentico, quasi necessario, grazie allo sguardo sapiente della giovane regista. Alla fine ciò che li lega è un qualcosa di molto simile alle dinamiche di una vera e propria famiglia. Buddha Mountain riesce a raccontare sia una storia di alienazione giovanile, sia una storia di dolore, colmando le differenze di due generazioni a confronto, che spesso appaiono così inconciliabili. La pellicola ha il merito di emozionare, grazie alla sua travolgente semplicità.
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