Nell’animazione giapponese ritorna spesso il topos del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, del cambiamento che porta nelle nostre vite. Ano Hana e La Forma della Voce analizzano questo tema in modo simile per certi versi, scopriamo perché in una discesa nei nostri ricordi adolescenziali, tra traumi infantili e necessità di crescere
Crescere non è facile, né bello. È un tema che ci hanno proposto in ogni prodotto di intrattenimento, da Il giovane Holden di Salinger al Peter Pan della Disney. L’animazione giapponese, visto il target cui spesso si rivolge, non poteva certo lasciarci a bocca asciutta. I prodotti che affrontano questo tema sono tanti, tantissimi. La quasi totalità di anime e manga più famosi ha sempre almeno sfiorato il tema; dopotutto qual è la trama del classico anime? Un giovanissimo protagonista che incontra tanti amici e con loro ride, piange e tipicamente tira mazzate. E cos’è questa se non la metafora dell’adolescenza di uno qualunque di noi?
“Saluto i guai degli anni miei che ormai sono 12…” Anche Naruto è una grande storia di formazione
Ho scelto quest’oggi di parlarvi di Ano Hana e di La Forma della Voce perché, pur con modalità diverse, entrambi propongono un approccio simile. Uno strappo tragico e violento con l’infanzia, rappresentato dall’incidente da una parte, dal bullismo dall’altra, che dividerà i protagonisti e separerà le loro strada. Tuttavia tutte le persone che incontriamo lasciano qualcosa dentro di noi, un tratto indelebile che forma la nostra persona. Nessuno può davvero sparire dalle nostre vite.
È solo difficile accettare che a un certo punto della nostra vita non siamo più in grado di correre senza pensieri nei quartieri, con i capelli sudati e gli occhi privi di inquietudine per il futuro, per l’amore o i soldi. A un certo punto della vita ci separiamo dal mare comune dell’infanzia e diventiamo diversi, adulti. Come tutto ciò possa avvenire è forse uno dei grandi interrogativi della moderna psicologia dello sviluppo, tuttavia si può provare comunque a dare una risposta. In questo caso si cresce e ci si separa dagli altri perché si sperimenta il dolore.
Cominceremo con un breve sinossi dei due lavori e poi andremo a vedere cosa li accomuna, come si completano a vicenda e come invece si distinguono per proporre nuovi punti di vista.
Anche in Peter Pan si affronta il tema della crescita, in modo molto più originale del classico racconto di formazione
Ano Hana: perchè i Super Busters della Pace tornano insieme?
L’avvenimento che sconvolge le vite di Jinta e dei suoi amici è la morta improvvisa e tragica di Menma. Ognuno di loro rimane sconvolto, la compagnia si scioglie e ognuno prende strade diverse. Ma quando qualcosa si squarcia con una tale foga e violenza, difficilmente si rimargina. Troviamo quindi 5 ragazzi in bilico tra il bisogno di crescere verso il futuro e il passato che li tiene in ostaggio.
Il lavoro fatto nella caratterizzazione dei protagonisti è veramete di alto livello. Ogni personaggio incarna alcuni dei più diffusi cliché dell’adolescenza, facendo emergere diverse reazioni psicologiche allo shock e alla età adulta che incalza. Oltre alla trama, non banale e molto originale, dovreste vedere Ano Hana per godervi le sfaccettature dei protagonisti. Senza dubbio riconoscerete anche voi stessi e i vostri amici di vecchia data in loro.
Anche se in generale non si tratta affatto di anime cupo e pesante, emergono alcuni punti di fragilità nei personaggi dovuti al trauma infantile
Il punto su cui voglio portare l’attenzione è proprio questo: non serve un avvenimento drammatico per imprimere indelebilmente nei nostri ricordi le persone con cui abbiamo condiviso la nostra infanzia. Guardare Ano Hana è come prendere un evidenziatore giallo – o forse rosa shocking… un bel colore vivace insomma, non verde ospedale – e sottolineare le tracce della nostra infanzia e adolescenza.
Complici anche i numerosi tributi a brand e abitudini che hanno caratterizzato la vita dei ragazzi degli anni ’90, come i Pokèmon, l’anime riesce a trasportare indietro nel tempo, fino al momento in cui le giornate si concludevano quando la mamma ci chiamava a casa per la cena. All’epoca sembrava tutto così semplice, nulla di speciale, una quotidianità che ci riempiva di vita.
È strano percepirli ora con tanta nostalgia, quasi rimorso per non essere stati capaci di mantenere quello status. Qui Ano Hano concentra tutto il suo potenziale: il passato può essere bello, può essere tragico, ma è pur sempre passato. Che cosa ci siamo dimenticati? Che il cambiamento e la crescita fanno parte di noi, come le delusione, il dolore, l’amore e i ricordi. Ano Hana è un tuffo nello spensierato passato dell’infanzia, tra i colori e le risate. Trattenete il fiato più che potete perché, quando riemergerete, sarete diversi. Il futuro vi aspetta.
La citazione ai videogiochi Pokèmon è solo una delle tante, voi quante ne avete individuate?
Se non l’avete ancora visto o se vi ho fatto venir voglia di un rewatch, Ano Hana è disponibile in streaming legale e gratuito sul portale VVVVID.
La Forma della Voce: l’angoscia del passato e la voglia di futuro
Quando ho visto per la prima volta questo film sono rimasto quasi commosso. Un prodotto di animazione davvero ben fatto qualitativamente: bellezza che entra direttamente dalle pupille. Perché La Forma della Voce ha questo effetto su di noi? Parliamone, anche Your Name offre una grafica di altissimo livello, forse anche superiore, ma allora perché?
Io credo che il motivo risieda nella vicinanza alla nostra visione del mondo. Makoto Shinkai propone una sorta di realismo magico, esplora un mondo parallelo al nostro, inaccessibile, un po’ come faceva Baudelaire con le sue poesie. La Forma della Voce invece è dannatamente vero, reale, vicino a noi e ci mostra un aspetto della vita che ogni giorno si ripete migliaia di volte in tutto il mondo.
Visivamente La Forma della Voce è davvero spettacolare
La rottura dell’equilibrio, il dolore che interrompe l’infanzia in questo caso è il bullismo. Tuttavia parliamo di emancipazione, ma di redenzione. Crescendo possiamo cambiare, addirittura tornare suo nostri passi e cambiare ciò che era stato scritto su di noi.
Ci viene anche svelato il lato nascosto e subdolo del bullismo, quello strano fenomeno che si verifica spesso nella vita reale e che prevede che una persona faccia da capro espiatorio per le colpe di molti. Qui è il vero punto di rottura nella vita di Ishida, essere abbandonato da coloro che prima lo appoggiavano, i suoi amici di infanzia.
Il trauma infantile di Ishida gli impedisce di socializzare. Il giovane non riesce a comunicare con chi gli sta intorno, quasi come in un contrappasso dantesco per essersi comportato da bullo con Nishimiya
La solitudine di Ishida e il rimorso dei suoi amici li porterà a reincontrarsi e a confrontarsi, da quasi adulti, con i tabù della loro infanzia. Si scopriranno debolezze e punti di forza, personalità diverse che si intrecciano in una trama che riesce a tenere sempre alto l’interesse, senza rinunciare a quella lenta ponderazione tipica dello stile orientale.
Ano Hana e La Forma della Voce: ritornare sui propri passi per costruire un nuovo futuro
Come ho già anticipato, in entrambi gli anime si basano la trama su un evento tragico che sconvolge le vite dei protagonista e rompe bruscamente i loro rapporti. Entrambi gli anime sono dei percorsi di scavo psicologico nel tentativo di rimuovere i blocchi imposti dai traumi infantili. Disseppellire i traumi è proprio quello che tentano di fare gli psicoanalisti. Superarli, secondo Freud, equivale a crescere, a diventare degli adulti sani. Il primo punto in comune è quindi il superamento dell’età infantile e del trauma che l’ha interdetta, cui i protagonisti sono legati indissolubilmente e da cui dipendono le loro fragilità.
Per rimuovere il blocco traumatico e riprendere a vivere normalmente è necessario fare i conti con il proprio passato
Un altro punto interessante è il rapporto con gli altri. “Nessuno si salva da solo” recita il titolo di un libro della Mazzantini e forse non ci sarebbe presentazione più adatta per questa coppia di anime. Il vero impedimento al superamento del trauma non sta dentro il protagonista, ma all’esterno, sta negli amici che hanno abbandonato. Ogni personaggio è in stretta correlazione con gli altri, un reincontro era inevitabile. Nulla è fortuito, non fatevi ingannare dalla magia platonica dei registi: il reincontro è necessario per l’evoluzione della trama psicologica dei personaggi.
La nostra vita non dipende solo da noi, quando interrompiamo un rapporto o cambiamo bruscamente il nostro modo di vivere andiamo a tagliare una fitta rete di relazioni interpersonali. Questo ci lascia vuoti, un vuoto pesante e denso che non può essere riempito. L’unico modo è tornare sui propri passi, tornare indietro e ricostruire quella rete spezzata, tentando di darle una nuova morfologia. Confrontarsi con i vecchi amici è quindi l’unico modo per i protagonisti di Ano Hana e La Forma della Voce di risolvere i loro conflitti. Siamo quindi giunti a uno degli aspetti fondamentali della crescita: lasciarsi alle spalle il passato non significa abbandonarlo, ma dargli una nuova forma.
L’incontro con le persone che hanno che hanno condiviso lo stesso dolore è fondamentale: ogni debolezza nasce da scontri ed incomprensioni che non possono essere sanati in solitudine
Ano Hana e La Forma della Voce: due modi diversi di raccontare
Anche se i temi affrontati nei due anime sono molto vicini, la tecnica narrativa è abbastanza diversa. Una prima differenza sta nell’approccio.
In Ano Hana troviamo un specie di realismo magico, una manifestazione delle leggende tradizionali giapponesi che riguardano gli spiriti e il mondo dell’aldilà. Gli spiriti non devono essere per forza delle presenze inquietanti, anzi spesso diventano entità benevole e giocherellone – l’avete visto “La Città Incantata” di Miyazaki vero? Se la risposta è no fermate tutto e andate a vederlo.
Lo spirito di Menma è proprio così: una simpatica e ingenua presenza che sconvolgerà la vita dei protagonisti con la sua ilarità. Dato che tutto l’anime ruota attorno a questo perno, l’atmosfera in generale è molto leggera e adatta a tutti. Non è un anime pretenzioso od ostico, si può seguire a cuor leggero per rilassarsi da soli, con i fidanzati o con la famiglia. Un anime che fila via, una puntata tira l’altra e lascia sempre una certa allegria dietro di sé.
Allegria e leggerezza si mescolano con la pesantezza di dover affrontare una paura recondita, in un percorso molto scoppiettante che porta alla liberazione
La Forma della Voce invece no. È un prodotto penetrante e forte. Il ritmo è calzante e le emozioni tumultano nello spettatore. Tutto il film è un grande climax ascendente, a ogni istante si percepisce crescere il perso del carico emotivo. Potrete fare a gara a chi riesce a trattenere le lacrime più a lungo. Ma non cadiamo nel banale: non è il classico film strappa lacrimoni.
Questa storia è una storia vera e reale, resa talmente bene che sembra di toccarla con mano. La caratterizzazione dei personaggi da questa sensazione di concretezza che spesso manca in molti film registrati con la videocamera e non disegnati a mano. Se guardate un po’ attorno forse riuscirete a individuare nelle vostre vite delle persone simili ai protagonisti de La Forma della Voce. Non è un prodotto da prendere a cuor leggero come Ano Hana: guardatelo e vivetelo con tutta l’intensità che avete.
In definitiva abbiamo due modi diversi di descrivere il trauma infantile e sue conseguenze. Ano Hana ci spinge ad affrontarlo con leggerezza e allegria, ancora intrisi di una certa ingenuità infantile rappresentata dallo spettro di Menma che ci spinge a crescere ed affrontare il futuro; un percorso sicuramente non facile, ma che mette in risalto la capacità di reagire dei personaggi. In La Forma della Voce invece si mettono molto in evidenza le drammatiche conseguenze del trauma e ciò che risalta, più che la forza, è al contrario la fragilità umana.
Ne La Forma della Voce debolezze e paure dell’essere umano vengono esaltate in tutta la loro drammaticità. Che cosa farete adesso che siete messi a nudo? Piangerete.
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