Non guardare non guardareeee… E invece una serie di sfortunati eventi è proprio una di quelle serie tv, made in casa Netflix, che vanno assolutamente viste
Lemony Snicket ci racconta le vicende tortuose e ai limiti dell’assurdo dei fratelli Violet, Klaus e Sunny Baudelaire, a cominciare dall’incendio della loro casa, in cui sono morti i loro genitori. Da quel momento devono scappare dal loro tutore, il conte Olaf, che vuole impadronirsi della loro eredità. Fra mari in tempesta, case piene di serpenti e segherie nel bel mezzo del nulla la prima stagione tratta i primi tre libri della saga omonima, scritta proprio da Lemony Snicket (Daniel Handler). La seconda stagione, appena uscita su Netflix, tratta i libri fino al numero nove, mentre gli ultimi libri della saga verranno trattati nella terza ed ultima stagione.
Di questa serie abbiamo già parlato ne le migliori serie tv da guardare su Netflix ma io voglio condividere comunque con voi la mia recensione.
La prima cosa che si nota appena si inizia la visione è la fotografia, o almeno io non ho potuto fare a meno di notare le atmosfere cupe e tetre, che ricordano i film di Tim Burton e che, viste le avventure raccontate, sono assolutamente adatte. Tutta la storia infatti ha quel non so che di surreale che si adatterebbe benissimo ad uno dei suoi film. La sfortuna è però il tema centrale, quasi alla Fantozzi, ai tre protagonisti non ne va mai bene una. C’è sempre quell’imprevisto che rovina tutto e impedisce loro, nonostante abbiano abilita straordinarie, di venire a capo del mistero dietro alla morte dei genitori e a liberarsi del conte Olaf: anche quando sembra sparito trova sempre il modo per ricomparire. Possiamo dirlo: Una serie di sfortunati eventi è decisamente il titolo più appropriato.
Una serie di sfortunati eventi: punti a favore
Gli attori sono tutti incredibilmente bravi: sia i giovani interpreti dei tre protagonisti, sia Neil Patrick Harris il quale rende il suo conte Olaf uno dei personaggi meglio caratterizzati dell’intera serie TV.
Un punto assolutamente a favore è la trama: potendosi basare su dei libri, gli intrecci seppur complicati scorrono veloci e senza intoppi, rendendo la visione poco impegnativa ma comunque di un certo livello. Non ci sono buchi o situazioni inconcludenti, seppur con la loro assurdità le vicende si alternano e si concludono, rendendo la trama intricata ma con una sua logica.
La sigla di Una serie di sfortunati eventi è una di quelle canzoni che restano in testa, sono certa che dopo il primo episodio sarete anche voi come me a canticchiare insieme allo schermo ogni volta che parte la sigla. In lingua originale è cantata niente meno che da Neil Patrick Harris, mentre in italiano da Nanni Baldini, ma in entrambe le versioni è decisamente un tormentone! La particolarità di questa sigla è che ad eccezione della formula “Non guardare non guardare” citata all’inizio, cambia ad ogni episodio, raccontando in anticipo tutto quello che succederà all’interno dell’episodio. In sostanza è un vero e proprio spoiler.
Viene spontaneo fare il paragone con il film omonimo del 2004, in cui il conte Olaf era interpretato da Jim Carrey: i due prodotti però, seppur basati sugli stessi libri, riescono ad essere molto diversi. Forse anche grazie al diverso spazio che la serie ha potuto dare nello sviluppo della trama.
Una serie di sfortunati eventi: tasti dolenti
Se dovessi cercare a tutti i costi un punto negativo direi che ci sono una serie di temi trattati con una certa superficialità: la morte dei genitori non ha quasi tempo di essere sofferta ed elaborata che già si deve risolvere un altro problema. Non si affrontano temi semplici ed episodio dopo episodio viene da chiedersi fino a dove può spingersi l’uomo per il denaro?
Se vi ho incuriositi almeno un po’ credo che dopo la visione del trailer sarete già su Netflix.
Punti a favore
- Bravura degli attori
- Trama ben sviluppata
- Sigla
Punti a sfavore
- Temi importanti messi in sordina
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