Nel 2008 usciva “Il cosmo sul comò” di Aldo, Giovanni e Giacomo, prima pellicola ad episodi del trio di comici milanesi. E fu una delusione
TITOLO ORIGINALE: Il cosmo sul comò GENERE: Commedia. NAZIONE: Italia. REGIA: Marcello Cesena. CAST: Aldo, Giovanni e Giacomo DURATA: 94 min. DISTRIBUTORE: Medusa Distribuzione. USCITA CINEMA: 2008.
Il cosmo sul comò, settima pellicola di Aldo, Giovanni e Giacomo (dopo Anplagghed al cinema), la prima a episodi. Fu una delusione generale, complice forse il tallone d’Achille del trio: il gimmick.
La trama di Il cosmo sul comò
La pellicola è divisa in quattro episodi, incorniciati dalle vicende del saggio maestro Tsu’Nam che viene raggiunto dai suoi nuovi discepoli: Pin e Puk. Insieme meditano all’ombra di un ginko biloba.
Milano beach racconta la “partenza intelligente” di Aldo, Giovanni e Giacomo con le tre famiglie: Aldo è pasticcione, litiga con la moglie Silvana per le spese pazze e con l’insopportabile suocera (Luciana Turina); Giovanni stressa la famiglia con la sua maniacale precisione; Giacomo è in rotta con la moglie per la sveglia all’alba.
L’autobus del peccato è incentrato su padre Bruno (Giacomo) che non riesce a raccogliere abbastanza offerte per restaurare la piccola chiesetta che amministra, complice anche le sottrazioni illecite del sagrestano Mario (Giovanni). Amico dei due è Beniamino (Aldo), innamorato della commessa di un negozio di animali (Isabella Ragonese). Caso vuole che i tre ricevano una valigia con molti soldi.
Falsi prigionieri è ambientato in una sala di un castello dove dei quadri si muovono e parlano, in stile Harry Potter, facendosi scherzi e sberleffi.
Temperatura basale vede il povero Giacomo tentare in tutti i modi di diventare genitore assieme a sua moglie (Sara D’Amario) con il supporto dell’improbabile ginecologa Alexandra Gastani Frinzi (Angela Finocchiaro) e un santone indiano.
Il cosmo sul comò: una delusione
Il titolo è un mistero: cosa si intende? Che il cosmo è sul comò, quindi è a portata di mano? Che ciascuno di noi può vivere tante vite? Non si sa, non è spiegato, forse non importa. Quel che è vero è che questa pellicola fa ridere a -pochi- tratti.
Tsu’Nam lascia perplessi, ma almeno sono scenette da pochi minuti.
Milano beach vorrebbe puntare sulle tre macchiette del pasticcione, del pignolo e dello sfigato, ma in qualche modo non riesce. Aldo fa sempre l’Aldo che urla eccessivamente; Giovanni esaspera la pignoleria, assomigliando fin troppo a Furio Zoccano, di Verdone; il personaggio di Giacomo è per nulla approfondito ma è il solito vessato. Alla prima visione sono rimasto disgustato dal personaggio della suocera, eccessivamente volgare, fuor di contesto rispetto al solito umorismo del trio, anche e soprattutto quando questa si mette a urinare per strada. Le commedie dei tre hanno sempre evitato di -tentare di- far ridere con cacca-pipì-scoregge, perché proprio ora? Perché il loro pubblico dovrebbe improvvisamente ridere di una donna sessantenne che piscia dietro l’auto?
L’autobus del peccato è meno volgare, ma non ha presa, non si capisce dove voglia andare a parare, non ci sono proprio momenti comici. Sembra una storiella fatta per far sorridere e basta, né carne né pesce. Forse tenta di intenerire per i tentativi d’approccio di Aldo verso la commessa, ma a parte questo lascia con l’asciutto in bocca.
Falsi prigionieri è inguardabile. L’episodio è una sequela di pernacchie, scherzini, battutine fatti da personaggi inutili e piatti (forse perché quadri). Il regista, Marcello Cesena, tenta di strappare una risata con un’auto-citazione: eh già, perché Cesena è proprio colui che in quegli anni interpretava Jean-Claude, cameo ficcato a forza in questo episodio già scartabile da sé. Se poi pensiamo che le altre vette di umorismo sono equilibr, scivolemont e Jean-Claude che approccia Giacomo (ah, che ridere, a lui capita l’uomo)… Mah.
Temperatura basale è l’unico episodio che raggiunge la sufficienza. È l’unico ad essere ricordato dal pubblico per i momenti di sfiga di Giacomo e per l’esplosione di rabbia verso la dottoressa Frinzi, anzi, no, Gastani Frinzi. In ogni caso, anche quella scena dura due minuti scarsi. Ed è proprio da questo episodio che voglio analizzare per l’ennesima volta il motivo della discesa umoristica dei tre.
Il gimmick
Non c’è proprio verso: Il cosmo sul comò è la riprova, ce ne fosse bisogno, che i tre soffrono le maschere. Tsu’Nam cieco e misterioso, Pik e Puk (ah, i due codici di sblocco dei cellulari, matte risate) che parlano siciliano (perché?); la caricatura di Furio Zoccano; i quadri; sono tutti personaggi che non hanno presa, Aldo, Giovanni e Giacomo piacciono quando sono loro stessi che affrontano in modo comico problematiche reali, plausibili, come un marito sterile che tenta il tutto per tutto per diventare padre, incontrando una urologa indisponente, una inquietante, un bizzarro santone indiano, rincorrendo l’attimo propizio per l’accoppiamento che arriva sempre al momento sbagliato. Ci si affeziona a quel Giacomino, non ad un sagrestano ladro o a dei quadri parlanti infantili. Questo problema ricorrerà nei film successivi.
Perché vedere Il cosmo sul comò
Solo se si son visti già i precedenti.
Punti a favore
- Divertente solo Temperatura basale
Punti a sfavore
- Lo sketch dei quadri è pessimo...
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