Unbelievable è una miniserie pubblicata da Netflix che, ispirandosi alla vera vicenda dello stupro del 2008 di una giovane ragazza di Washington, ci presenta diversi spunti di riflessione tutt’altro che banali. Ecco la nostra recensione di Unbelievable
TITOLO ORIGINALE: Unbelievable GENERE: drammatico, crime e biografico NAZIONE: USA. CAST: Toni Collette, Merritt Wever, Kaitlyn Dever. DURATA: 45 min x 8 episodi. DISTRIBUTORE: Netflix. USCITA: 13/09/2019.
Nella piccola cittadina di Lynnwood, Washington, vive una ragazzina di 16 anni, Marie Adler, che una notte del 2008 viene costretta a subire una violenza sessuale nel suo appartamento. Marie è una ragazza con un passato molto difficile e i suoi problemi a relazionarsi con gli altri si aggravano dal momento in cui il suo racconto non viene preso sul serio. Marie si trova così a dover superare il trauma da sola e a scontare tutte le conseguenze delle sue ritrattazioni in merito alle deposizioni incoerenti lasciate alla polizia.
Unbelievable è una miniserie creata, diretta, prodotta e sceneggiata da Susannah Grant e distribuita da Netflix. Approdata in Italia lo scorso 13 settembre, Unbelievable si basa su una storia realmente accaduta e riportata da un articolo del 2015, “An Unbelievable Story of Rape”, che raccontava di una serie di violenze analoghe tra loro accadute tra il 2008 e il 2011 tra gli stati di Washington e del Colorado. L’articolo, scritto da Ken Armstrong e T. Christian Miller, ha vinto il premio Pulitzer nel 2016. Eccovi la recensione di Unbelievable.
La trama | Recensione Unbelievable
La miniserie racchiude in otto episodi di 45-60 minuti la triste vicenda di Marie e di altre vittime di uno stupratore seriale che, tra il 2008 e il 2011, ha compiuto una serie di violenze a donne di qualsiasi età, etnia e ceto, che vivevano da sole all’epoca dei fatti. Per prima cosa, la serie si apre con la storia di Marie Adler, una ragazzina di 16 anni che viene svegliata nel cuore della notte da un uomo incappucciato che la lega, la benda e la violenta.
Sebbene il tema centrale della serie sia ovviamente l’aggressione sessuale, Unbelievable offre diversi temi sulla quale riflettere. Marie chiama immediatamente il 911 e, quando l’indomani gli investigatori si presentano a casa sua per raccogliere la sua deposizione, la ragazza fatica a raccontare la vicenda e a ricordare i dettagli. Ciononostante, i poliziotti continuano a chiederle di rivivere quel trauma, nel tentativo di dare un senso a un racconto che sembra proprio non averne uno. La ragazza non viene creduta, specialmente perché i suoi racconti sembrano incoerenti fra loro, tanto da far credere a Marie stessa e allo spettatore, in un primo momento, che la violenza non sia davvero avvenuta, e decide così di ritrattare. Marie asseconda quindi le ipotesi dei due poliziotti, il detective Parker e il detective Pruitt, i quali pensano che la ragazza stia solo cercando di attirare le attenzioni su di sé. I due sono confusi e non comprendono il trauma spaventoso che la ragazza sta vivendo, finendo per intimarla con parole e toni duri di dire con chiarezza cosa sia successo. Così facendo, Marie si sente spinta a chiudersi definitivamente e a dichiarare che lo stupro sia solo frutto della sua immaginazione, per non doverlo più rivivere nella sua testa. Marie dichiarerà poi di aver testimoniato il falso, in modo da non dover più ripensare alla vicenda ma, come se non bastasse, verrà poi condannata proprio per falsa testimonianza.
Passano tre anni, siamo a Golden, Colorado, nel 2011. La detective Karen Duvall indaga su un altro caso di stupro, simile a quello di Marie ma di cui non è a conoscenza. A questo punto compare la seconda vittima di questo stupratore seriale ancora senza volto. Parliamo di Amber, una 22enne studentessa del college che viveva da sola nel suo appartamento nella cittadina di Golden. La ragazza, al momento della violenza, è riuscita a osservare diversi particolari del suo aggressore e la sua testimonianza è importantissima per le indagini. Mentre la detective Duvall indaga sul caso, viene casualmente a conoscenza di un altro caso di stupro simile ma nella cittadina di Westminster, Colorado, assegnato alla detective Grace Rasmussen. Le due detective, da questo momento in poi, indagheranno insieme sulla serie di stupri che si sono consumati a distanza sempre più ravvicinata negli ultimi tre anni, fino a catturare finalmente lo stupratore seriale.
Come non condurre delle indagini su un crimine sessuale | Recensione Unbelievable
Marie è una ragazzina minorenne con un passato difficile, segnato da abbandoni e abusi psico-fisici. La miniserie ci dà solo uno scorcio su quello che dev’essere stata la sua vita prima della violenza nel 2008, ma fin dall’inizio capiamo che la ragazza vive in una comunità per ragazzi che non hanno altro posto dove andare. Ci viene subito presentata una delle sue ultime madri affidatarie, Judith, la quale è dapprima molto preoccupata per Marie, ma successivamente confida al detective Parker che la ragazza, a causa del suo passato, potrebbe non aver vissuto veramente alcuno stupro e che stia facendo tutto ciò solo per ottenere attenzioni. Anche questo, unito ai comportamenti equivoci di Marie e delle esigue prove che i detective sono riusciti a trovare in casa sua, porterà il dipartimento di polizia di Lynnwood a interrogarla nuovamente. Anche in questo caso, l’interrogatorio include solo i due detective e Marie. Non viene mai consultato alcuno psicologo, avvocato o tutore della ragazza. È chiaro che Unbelievable, oltre al tema dello stupro, cerchi anche di mandare una critica sociale molto forte indirizzata alle forze dell’ordine. La mancanza di empatia da parte di familiari, amici e perfino da parte di ufficiali di polizia, i quali per dovere dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini, non può che portare a indagini inconcludenti e un verdetto decisamente ingiusto.
A differenza di come sono state condotte le indagini a Lynnwood, ci spostiamo subito dopo a Golden, Colorado. Qui accade un crimine simile, ma il contesto delle indagini è completamente diverso. In primo luogo, la vittima è una studentessa del college, quindi più grande di Marie e con un passato relativamente normale e il detective in questione mostra molta più empatia e comprensione per la vittima. Unbelievable sembra dirci, velatamente, che solo le donne possono comprendere appieno una vittima di violenze. Anche nel caso in cui si tratti di ufficiali di polizia, le due detective trattano questo crimine alla stregua di un omicidio, a differenza dei colleghi uomini. Più avanti, infatti, le detective Duvall e Rasmussen si accorgeranno che nei database di polizia, dove vengono registrate le deposizioni delle vittime, nei casi di stupro i dettagli sono quasi sempre inesistenti. Nei casi di omicidio, le registrazioni sono il più dettagliate possibile.
Durante il proseguimento delle indagini, le detective Duvall e Rasmussen scopriranno che il presunto stupratore è, o è stato, un agente di polizia. A questo punto si rende necessario l’intervento dell’agente speciale dell’FBI: Billy Taggart. Le due, all’inizio, sono ostili e temono che confidando tutti i dettagli dell’indagine, l’agente Taggart possa non prendere sul serio l’indagine stessa, ma addirittura coprire il presunto agente coinvolto. Anche questa è, quindi, una critica durissima che Unbelievable cerca di portare alla luce. Non solo abbiamo visto una discriminazione nei confronti di un crimine grave tanto quanto l’omicidio (se non di più, dal momento che reca un trauma alla vittima che non scomparirà mai, ndr) da parte degli stessi agenti che dovrebbero proteggere i cittadini, ma addirittura l’ipotesi che gli agenti stessi possano insabbiare i crimini effettuati dagli altri agenti: è un vero e proprio attacco alle forze dell’ordine.
L’importanza del supporto dei propri cari nel superamento di un trauma | Recensione Unbelievable
Unbelievable manda anche un altro messaggio, più velato e meno palese dei precedenti: l’empatia non è qualcosa da sottovalutare e, in certe occasioni, la sua assenza può essere tanto gravosa quanto una colpa vera e propria. Marie, la prima vittima, viene dapprima compatita dalla madre affidataria e dai due detective, ma solo quando rivela dei dettagli incoerenti con le precedenti dichiarazioni, questi la incalzano con toni più che duri e accusatori. E il tutto, senza che ci sia un tutore o un adulto vicino alla vittima durante gli interrogatori. Purtroppo i detective non sono gli unici che dimostrano poca empatia nei confronti di Marie. Una volta che le voci in merito alla sua falsa testimonianza si spargono all’interno della comunità di Lynnwood, tutte le persone attorno a lei la isolano, senza neanche chiederle come mai avesse inventato tutto quanto. Addirittura Marie realizza che le sue mamme affidatarie, Judith e Colleen, non le credono e dubitano di lei, non dandole più supporto dello stretto necessario. Le voci continuano a diffondersi sul suo conto, specialmente dopo che il dipartimento di polizia di Lynnwood accusa la ragazza di falsa testimonianza, e Marie si trova alle strette, realizzando che nessuno l’avrebbe aiutata decide così di lasciare il suo lavoro.
Marie potrà trovare un appiglio alla quale aggrapparsi e finalmente uscire dall’isolamento a cui è stata costretta, solo nel momento in cui le detective Rasmussen e Duvall avranno ormai concluso le indagini e avvertito il detective Parker della conclusione del caso. Parker capirà l’errore solo dopo aver capito di non aver preso sul serio le dichiarazioni della ragazza. Decide quindi di far visita a Marie per scusarsi e ammettere l’errore. Sono ormai passati tre anni, ma Marie si dimostra ora forte e consapevole che quello che le è successo è ingiusto e che non dovrebbe ripetersi. Grazie a questa presa di coscienza, la ragazza si rivolgerà a un avvocato per ottenere un risarcimento danni e poter finalmente superare tutto il peso che il trauma di quella notte le ha scaricato addosso.
Conclusioni
La serie non presenta tanti personaggi e quelli maschili sono davvero pochi in confronto a quelli femminili. Non è un caso, quindi, che i personaggi più positivi e forti, nonostante le avversità, siano due donne e soprattutto due detective. Anche questo messaggio è piuttosto chiaro: sono migliaia i casi in cui le vittime di violenza sessuale si affidano alle forze dell’ordine non venendo ascoltate, capite o prese sul serio. In questo modo, finiscono per non ottenere giustizia in molti casi, tanto da essere addirittura accusate di aver inventato tutto quanto solo per ottenere attenzioni. La serie, infatti, non mira solo a farci intristire o scioccare con le immagini forti degli stupri e delle visite mediche che ne sono conseguiti, ma cerca di insegnarci qualcosa.
Il tema è molto delicato ma anche molto attuale. Unbelievable lo tratta con la giusta serietà, senza fronzoli e drammaticità accessori, tentando di far riflettere su questo tipo di ingiustizie e tentando di farci capire quanto ascoltare e immedesimarsi nell’altro, possano essere due procedure utili per comprendere la realtà dei fatti. Menzione d’onore, inoltre, per la protagonista Kaitlyn Dever che ha saputo emozionare e trasmettere la disperazione silenziosa vissuta da Marie Adler in modo convincente, maturo ed estremamente realistico.
E voi concordate con la nostra recensione di Unbelievable? Fatecelo sapere nei commenti e seguite la nostra sezione Film e Serie TV per essere sempre aggiornati.
Punti a favore
- Ottima interpretazione delle attrici protagoniste
- Storia raccontata in modo realistico, naturale ma senza rinunciare all'emozione
- Svolgimento fluido
Punti a sfavore
- Gli uomini hanno poco spazio
- Parte finale leggermente affrettata
- Connotazione femminista leggermente esagerata in alcune parti
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