Ecco la nostra recensione di Thor: Love and Thunder, con protagonista Chris Hemsworth e diretto da Taika Waititi
TITOLO: Thor: Love and Thunder. GENERE: azione, commedia. NAZIONE: USA. REGIA: Taika Waititi. CAST: Chris Hemsworth, Natalie Portman, Tessa Thompson, Taika Waititi, Christian Bale, Russel Crowe, Jamie Alexander. DURATA: 119 minuti. PRODUZIONE: Marvel Studios. DISTRIBUZIONE ITALIANA: Walt Disney Studios Motion Pictures. USCITA: 6 luglio.
Per la prima volta nell’ormai affermata storia dell’MCU, ad un singolo supereroe viene dedicato un quarto lungometraggio. A 3 pellicole vediamo fermi Iron Man, Captain America e Spider-Man, mentre Ant-Man si aggiungerà al gruppo nel 2023 con il già annunciato Quantumania. Thor: Love and Thunder rappresenta già solo per questi qualcosa di nuovo nel macrocosmo Marvel, che dopo i successi della Saga dell’Infinito deve ancora tronare al livello che le compete. Dopo il successo al botteghino di Thor: Ragnarok, viene confermata la direzione del neozelandese Taika Waititi, che per l’occasione è anche co-sceneggiatore oltre che regista. Come se la sarà cavata nella sua seconda avventura supereroistica? Scopritelo nella nostra recensione di Thor: Love and Thunder!
La trama | Recensione Thor: Love and Thunder
Dopo gli eventi di Avengers: Endgame, Thor (Chris Hemsworth) si unisce ai Guardiani della Galassia per vivere delle nuove avventure nello spazio e per trovare un nuovo scopo dopo una vita passata a combattere i cattivi. Tutto sembra andare per il meglio, finché il Dio del Tuono non viene a conoscenza dei crimini di Gorr (Christian Bale), chiamato lo Sterminatore di dei e intento a eliminarli tutti dalla faccia dell’universo. Dopo essersi separato dai Guardiani, Thor recluta nella sua impresa Valchiria (Tessa Thompson), divenuta sovrana di Nuova Asgard, il fedele amico Korg (Taika Waititi) e la ex fidanzata Jane Foster (Natalie Portman), che è ora in grado di brandire Mjolnir, il vecchio martello di Thor distrutto in Ragnarok, e possiede i poteri del Dio del Tuono.
Un nuovo Ragnarok, o quasi | Recensione Thor: Love and Thunder
La saga di Thor è una delle più controverse dell’MCU. Il primo film del 2011 è segnato da un approccio quasi shakespeariano del personaggio, con toni pomposi e una rappresentazione molto fedele dello stile mitologico di alcuni albi a fumetti. Il secondo capitolo, The Dark World (2013), è invece considerato uno dei peggiori flop della Marvel, non riuscendo a convincere né gli spettatori né lo stesso Chris Hemsworth, vicino all’abbandonare il personaggio. Ai Marvel Studios si opta allora per una rivoluzione, portando a bordo Taika Waititi ed affidando a lui e al suo stile irriverente il destino del Dio del Tuono. Il risultato è Thor: Ragnarok, che incassa oltre 800 milioni di dollari nel mondo ma divide gli appassionati: c’è chi lo ama e chi lo odia. Si tratta di un cambiamento radicale per il personaggio, passato dall’essere serio e estremamente lontano da una dimensione umana a battute becere e gag quasi infantili. Qui arriva Love and Thunder. Il quarto film su Thor segue la line intrapresa con il predecessore, riuscendo però a distinguersi per un motivo molto semplice: nei momenti importanti e profondi, Love and Thunder si prende sul serio fino in fondo, a differenza di Ragnarok, che spesso scadeva in momenti comici laddove non erano necessari.Â
Gorr e la potente Thor, una ventata d’aria fresca | Recensione Thor: Love and Thunder
Un altro grande punto a favore nei confronti di Ragnarok è la gestione dei personaggi secondari. Con l’eccezione di Valchiria, che in questa pellicola è poco più di un soprammobile, Jane Foster ritorna nell’MCU portando tantissima energia e una trama diversa dal solito, riuscendo a essere una delle migliori sidekick di tutti i film Marvel. Il suo personaggio sembra rinato dai tempi dei primi due capitoli della saga (era assente in Thor: Ragnarok) e le viene concesso molto spazio e un arco da vera eroina all’interno del film. Anche il villain merita qualche parola di riguardo. Il Gorr di Christian Bale non appare troppo sullo schermo ma, quando lo fa, risulta inquietante come forse nessun cattivo visto finora. Il suo aspetto, nonostante sia leggermente diverso da quello dei fumetti, terrorizza e, unito a una voce da vero psicopatico, crea un nemico riconoscibilissimo. La sua evoluzione è molto lineare, non presenta particolari colpi di scena, ma almeno non è un cattivo ‘perchè sì’ come se ne sono visti molti nei film precedenti (vedi Kaecilius del primo Doctor Strange o entrambi i nemici di Ant-Man).
Conclusioni
Thor: Love and Thunder rappresenta senza dubbio il miglior film sul personaggio, riuscendo ad essere meno caciarone rispetto a Ragnarok ma infinitamente più appassionante dei primi due capitoli. La trama è molto semplice, quasi infantile a tratti, e per questo Waititi non ha esagerato con la durata: il film termina dopo meno di due ore, titoli di coda inclusi. Il Thor di Chris Hemsowrth compie un altro passo all’interno del suo travagliato percorso, mentre la Potente Thor di Natalie Portman ruba la scena in più di un’occasione, così come il Gorr di Christian Bale. Gli effetti speciali si confermano spettacolari dopo il loro ottimo utilizzo in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, regalandoci alcune scene esteticamente strepitose, come lo scontro in bianco e nero tra i protagonisti e il villain. La somiglianza di stile con Ragnarok farà torcere il naso a molti e esultare di gioia altri: non se ne esce, il film spaccherà nuovamente la critica. Purtroppo io mi devo schierare e dico: Love and Thunder mi è piaciuto 100 volte di più di Ragnarok, nonostante l’evidente somiglianza.
P.S.: come si evince dai trailer, questo film è pieno di Guns ‘N’ Roses. Poteva andare peggio.
E voi cosa ne pensate della nostra recensione di Thor: Love and Thunder? Lo vedrete al cinema? Avete apprezzato Thor: Ragnarok? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!
Punti a favore
- Una storia semplice, raccontata nel giusto tempo
- Natalie Portman e Christian Bale rubano la scena
- Gli effetti speciali e un'estetica molto interessante
Punti a sfavore
- La comicità può risultare eccessiva
- L'estrema linearità della trama
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