Vi proponiamo la recensione di Sound of Metal, sorprendente film drammatico presente nel catalogo Amazon Prime Video e pluricandidato agli Oscar 2021
TITOLO ORIGINALE: Sound of Metal. GENERE: Drammatico. NAZIONE: Belgio, Stati Uniti. REGISTA: Darius Marder. CAST: Riz Ahmed, Olivia Cooke, Paul Raci, Mathieu Amalric, Lauren Ridloff, Jamie Ghazarian, Chris Perfetti, William Xifaras, Hillary Baack, Rena Maliszewski, Tom Kemp, Bill Thorpe, Chelsea Lee. DURATA: 120 min. DISTRIBUTORE: Amazon Prime Video. USCITA: 17 ottobre 2020.
Sound of Metal è il primo lungometraggio da regista per Darius Marder, che precedentemente aveva solo sceneggiato The Place Beyond the Pines. Insomma, solo due film all’attivo, ma entrambi eccezionali.
Entrambi i casi sono accomunati da diversi fattori: mancano grandi e ipercostose produzioni alle spalle, effetti speciali roboanti e virtuosismi registici. Solo buone idee sviluppate in modo lineare ed empatico. Anche questo progetto è infatti di forte impatto ed è capace di innescare nello spettatore quella partecipazione affettiva tale da commuoverlo fino a fargli provare qualcosa che generalmente non tocca da vicino, pur senza fare ricorso a una retorica melensa ed esacerbata.
La trama | Recensione Sound of Metal
In questa esclusiva Prime Video, Ruben (Riz Amed) è un giovane batterista che gira in tour per il mondo con la sua ragazza Lou (Olivia Cooke). I due suonano musica metal, inizialmente con scarsi risultati ma pian piano facendosi strada nel settore, fino a raggiungere l’accordo con una casa discografica. Con un passato da tossicodipendente, pulito da quattro anni, durante una serata Ruben si accorge di percepire uno strano ronzio nelle orecchie. In pochissimo tempo diventa quasi completamente sordo. Sopraffatto da ansia e depressione, su consiglio della propria ragazza, trova rifugio in una casa per sordomuti gestita da Joe, un veterano del Vietnam anch’egli divenuto sordo dopo lo scoppio di una bomba.
Vivendo a stretto contatto con altre persone che condividono la sua condizione, Ruben inizia ad accettare la sordità, anche se non perde la speranza di tornare a sentire grazie a un impianto artificiale, e così tornare a suonare e riunirsi con Lou, nel frattempo trasferitasi in Francia dal padre (Mathieu Amalric). Quando viene contattato da uno studio medico, vende tutti i suoi beni per potersi operare, ma presto si rende conto di non sentire i suoni in maniera naturale. Cacciato dalla comunità di sordomuti, è costretto a riconoscere la propria condizione, in un crudo percorso di accettazione.
La riflessione sul silenzio | Recensione Sound of Metal
Lo spettatore contemporaneo è investito da fiumi di opere audiovisive da consumare in maniera bulimica. I suoni e le immagini ci assalgono continuamente, sostituendosi spesso al nostro pensiero o quantomeno sovrastandolo. Ecco, in Sound of Metal ciò che diamo per scontato, ossia l’avere una colonna sonora avvolgente ed evocativa, esce dal quadro. Quando questa parte di una pellicola viene a mancare, lo spettatore si ritrova frastornato, perduto, investito da un’ondata perturbante simile a quella che ha colto impreparato il protagonista del film.
Il grande merito di questa pellicola è appunto questo, lo svilupparsi attraverso un silenzio alienante, un silenzio che però fa sentire qualcosa che spesso passa in secondo piano. Non inganni quindi né il titolo né l’incipit adrenalinico di una performance hard-rock eseguita con la forza della rabbia e della passione, perché l’attenzione durante quasi tutta la proiezione è sulla lotta tristemente silenziosa di una persona costretta a fare i conti con la propria invalidità, che d’altronde dà allo spettatore la possibilità di riflettere sulla sua stessa reazione in un caso analogo.
Una sfida di immedesimazione| Recensione Sound of Metal
Il vero cuore pulsante di Sound of Metal è quindi la scoperta di un modo di vivere totalmente nuovo e sconosciuto. Il mondo di Ruben si è frantumato in pochi rumori ovattati, lasciando al posto dei suoni una scia di echi sottili e insostenibili. Una condizione difficile da immaginare, eppure tutto è reso perfettamente sullo schermo grazie al lavoro del montatore del suono, che attraverso distorsioni e manipolazioni della colonna sonora consente di immergersi nel disagio del protagonista.
In un film quasi muto, al giorno d’oggi, è senza dubbio alto il rischio di vedere bruciare in poco tempo la fiamma del coinvolgimento nella trama, eppure l’alchimia tra i vari interpreti e la bravura dell’intero cast tecnico cattura l’attenzione del pubblico in ogni passaggio. I personaggi per loro natura sono costretti a tacere, permettendo al film di funzionare proprio nel silenzio di uomini e donne che accettano la loro situazione, il tutto mentre Ruben in costante agonia. Raramente ci si riesce ad accostare a una storia quanto in questo film.
Conclusioni
La perdita improvvisa dell’udito può trascinare l’essere umano in una bolla di vetro che lo isola dagli altri, e questo film fa riflettere su questo aspetto come forse nessuno prima. La recensione di Sound of Metal non può non tenere conto di come l’intera produzione sia riuscita a far comprendere cosa possa significare perdere in un colpo le più basilari capacità relazionali. Se non può essere la musica a dar voce allo sconvolgimento d’animo che travolge il protagonista, è il susseguirsi di primi e primissimi piani a rendere visibile ciò che è invisibile, come la sua anima conflittuale. L’interpretazione di Riz Amed è stata ottima, gli Oscar, se arriveranno, senz’altro meritati. Film da non perdere.
Punti a favore
- L'ottimo lavoro di montaggio sonoro
- L'interpretazione di Riz Amed
- La riflessione di fondo sull'handicap
Punti a sfavore
- Nulla da segnalare
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