Al Ravenna Nightmare Film Fest 2020 è stato proiettato Sangue del mio sangue, di Marco Bellocchio: ecco la nostra recensione
TITOLO ORIGINALE: Sangue del mio sangue. GENERE: Drammatico. NAZIONE: Italia. REGIA: Marco Bellocchio. CAST: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Lidiya Liberman, Fausto Russo Alesi, Alberto Cracco. DURATA: 107′. DISTRIBUTORE: 01 Distribution DATA DI PROIEZIONE: 07/11/2020
Chiude il Ravenna Nightmare Film Fest 2020 un evento imperdibile: il conferimento dell’Anello d’Oro Special Edition al regista Marco Bellocchio (Leone d’Oro alla Carriera, David di Donatello, Orso d’Argento per La Condanna) da parte del Maestro Orafo Marco Gerbella.
La serata ha raggiunto il suo culmine con la proiezione di Sangue del mio sangue, il film più ambiguo e criptico del regista.
La Trama | Recensione Sangue del mio sangue
Siamo nel sedicesimo secolo. Federico Mai, uomo d’arme, si reca presso il convento di Bobbio per dare degna sepoltura al fratello gemello Fabrizio, sacerdote morto suicida dopo aver ceduto alle avances della giovane suora Benedetta, accusata dall’Inquisizione di stregoneria, di averlo sedotto, indotto a voltare le spalle alla propria fede e portato al suicidio.
Nonostante le venga più volte intimato di chiedere perdono, suor Benedetta sembra restia al pentimento, riluttante all’idea di confessare i propri peccati.
Quando anche Federico viene incantato dalla donna, la condanna diventa inevitabile: Benedetta viene condannata e murata viva in una cella del castello.
Trent’anni dopo, Federico, divenuto cardinale, deciderà di concederle la grazia, liberandola.
La narrazione si sposta ai giorni nostri, con una nuova storia che condivide con la precedente solo l’ambientazione e il nome del protagonista.
Siamo nel ventunesimo secolo e Federco Mai, sedicente funzionario dell’agenzia delle entrate, giunge nel medesimo convento insieme a Rikalkov, miliardario russo che desidera acquistarlo.
Il convento, apparentemente abbandonato, è tuttavia abitato da un misterioso conte, che occupa abusivamente alcune celle dell’antica prigione allontanandosene solo durante la notte.
La presenza di Federico e Rikalkov scombussola gli equilibri dell’intera comunità di Bobbio, che vive di frodi e loschi inganni sotto la guida del conte Basta.
Un inizio affascinante | Recensione Sangue del mio sangue
La storia raccontata nella prima parte del film, angosciante da far paura, macabra, inquietante, ma ammaliante come poche, ipnotizza lo spettatore e lo catapulta suo malgrado nella narrazione.
La figura di Benedetta, un po’ una novella Giovanna D’Arco, un po’ manzoniana monaca di Monza, è come un catalizzatore. Attraverso lo sguardo enigmatico e la sconvolgente calma anche nei momenti di maggior tenzione, la donna riesce a incantare e stregare non solo i protagonisti del film, ma anche e soprattutto chi lo sta guardando.
Sangue del mio sangue, almeno nella sua prima parte, riesce a cogliere al meglio il fascino del perturbante: nonostante, infatti, la storia raccontata sia tutt’altro che piacevole e rassicurante, è impossibile anche solo pensare di distogliere lo sguardo.
La discesa verso una narrazione distaccata | Recensione Sangue del mio sangue
Se la prima parte del film, inquietante e ricca di pathos, risulta decisamente riuscita, purtroppo lo stesso non può dirsi per la seconda, sicuramente meno d’impatto ed emotivamente poco coinvolgente.
L’ambientazione moderna e la trama, che si perde all’interno di questioni terrene e futili come soldi e sotterfugi fraudolenti, contribuiscono a far perdere tutto il fascino e l’alone di mistero che caratterizzava la storia di Suor Benedetta.
Persino la presenza del criptico conte Basta, una sorta di principe delle tenebre che, proprio come un vampiro, prende vita durante la notte, mai riesce a raggiungere la medesima intensità .
La seconda parte di Sangue del mio sangue si caratterizza dunque per un modo di raccontare freddo e poco coinvolgente, con un cambio di registro troppo repentino che fa perdere così fluidità all’opera nella sua interezza.
Conclusione
Nonostante sia chiara la dualità presente nel film, i richiami tra prima e seconda parte, il parallelismo tra la vita da recluso del Conte e la prigionia di Benedetta, tra la dissolutezzza della vita della suora e la corruzione che aleggia nella Bobbio del ventunesimo secolo, con Sangue del mio sangue Marco Bellocchio non riesce a costruire una struttura organica e coesa capace di sorreggere l’intera narrazione.
L’assenza di continuità tra prima e seconda parte del film, sebbene potenzialmente interessante con l’alternanza di epoche e l’effetto straniante che ne deriva, fa perdere linearità alla storia, che non riesce a restituire agli spettatori quell’idea di insieme e di coerenza narrativa.
Punti a favore
- La prima parte del film
- L'atmosfera angosciante
- Il personaggio di Benedetta
Punti a sfavore
- Il cambio di registro nella seconda parte
- L'assenza di organicitÃ
- La struttura poco lineare
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