Vi proponiamo la recensione di Richard Jewell, ultimo lavoro dell’intramontabile Clint Eastwood, che questa volta prende di mira i falsi miti dietro le forze dell’ordine americane
TITOLO ORIGINALE: Richard Jewell. GENERE: Drammatico. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Clint Eastwood. CAST: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Olivia Wilde, Jon Hamm, Kathy Bates, Nina Arianda, Ian Gomez, Deja Dee, Wayne Duvall, Mike Pniewski, Mitchell Hoog, Niko Nicotera, Billy Slaughter, Dylan Kussman. DURATA: 129 min. DISTRIBUTORE: Warner Bros. USCITA: 16/01/2020.
Atlanta, Georgia. Richard Jewell (Paul Walter Hauser) ha trentatre anni e vive ancora con la madre. È decisamente sovrappeso e l’apice della sua vita è stato un ruolo da vicesceriffo in una contea minore. Un lavoro che ha amato nonostante il prematuro congedo, al punto che si considera un autentico tutore della legge, anche se in realtà svolge per lo più lavoretti di sorveglianza. Lavori che vengono svolti sempre con serietà , anche quando, durante un festival musicale poco prima delle Olimpiadi del 1996, vede uno zaino sospetto abbandonato sotto una panchina.
Richard dà subito l’allarme di quello che si rileverà l’attentato dinamitardo del 27 luglio al Centennial Olympic Park. Grazie a òui avrà esiti meno tragici di quelli previsti dall’attentatore, e Richard diventa l’eroe che aveva sempre sognato di essere: ma la sua celebrità istantanea non tarderà a rivoltarglisi contro e a farlo precipitare dal sogno all’incubo. Si ritroverà infatti al centro dell’indagine federale sull’evento, nonché con tutti i riflettori dei media rivolti contro lui e i suoi cari.
Clint Eastwood, ancora nel pantheon del cinema | Recensione Richard Jewell
Richard Jewell è l’occasione per elogiare, ancora una volta, Clint Eastwood. Il regista americano, ormai quasi novantenne, ha avuto senza dubbio una carriera da regista invidiabile, con riconoscimenti anche agli Oscar, ma soprattutto ha avuto sempre una visione disincantata di quello che, in varie epoche, è accaduto nei suoi Stati Uniti. Come nel precedente Il Corriere – The Mule, Eastwood si focalizza sul racconto di persone comuni che si sono trovati a vivere esperienze fuori dal comune. Coerentemente con il percorso cinematografico degli anni più recenti di questo regista, peraltro, questo film tralascia ogni aspetto discutibile o politico per puntare sul lato umano e, di conseguenza, rendersi più universale dimostrando una volta di più, in maniera limpida e precisa, il talento di Eastwood.
Richard Jewell si inserisce tra le fila degli eroi americani che Eastwood ha spesso celebrato nei suoi film. Personaggi comuni, che non hanno mai cercato la fama ma che hanno avuto il polso di cosa fosse il bene e il male. Certo, quella di questo film non è forse la descrizione più complessa e sfaccettata dal punto di vista umano (basti pensare al cecchino Chris Kyle di American Sniper), né quella più lungimirante (come avrebbe potuto essere Sully). Il ritratto di Richard Jewell è in effetti quello di un bambinone che vive ancora con sua madre (una straordinaria Kathy Bates, fresca di nomination agli Oscar), un po’ ingenuo, ma incrollabilmente buono. Che solo alla fine riesce a rendersi conto che il sistema delle forse dell’ordine americano potrebbe non essere così buono.
La satira americana | Recensione Richard Jewell
Richard si trova in effetti schiacciato, come efficacemente detto in una battuta del film finita anche sul trailer, tra due dei poteri più forti del mondo: il governo degli Stati Uniti e i media. Poteri che, ingenuamente, sono visti dal nostro convenzionale eroe come portatori del vero e del giusto. In realtà fin da subito si capisce che questi poteri, e le persone dietro di loro ormai corrotte dagli stessi, sono i veri antagonisti. L’espediente per descrivere questa realtà è un curioso paradosso.
Il tutto gira infatti intorno all’inchiesta che vede il nostro eroe accusato di voler essere un arrivista, laddove in realtà lo sono senza dubbio i suoi due che dovrebbero accertare la verità dietro i drammatici fatti: la giornalista Kathy Scruggs (interpretata da Olivia Wilde), la prima a cercare lo scoop e a pubblicare la notizia su Jewell possibile colpevole e l’agente dell’FBI Tom Shaw (un come sempre ottimo Jon Hamm) che per avere successo nell’indagine tenterà di incastrarlo. Sono due figure opposte alla bontà di Richard Jewell, avare di potere che non si fanno remore a mentire e a schiacciare il prossimo pur di raggiungere il risultato. Curioso che la giornalista viva nel corso del film una sotra di redenzione, mentre l’agente continui fino alla fine a credere nella giustezza del suo percorso, quai a voler mostrare una corruzione ormai irreversibile.
Qualche elemento di commedia in un dramma | Recensione Richard Jewell
Giova notare che questi personaggi negativi condividano ambienti scarsamente illuminati, come a voler sottolineare il loro appartenere al mondo delle ombre e delle falsità , al contrario di Richard Jewell, costantemente inquadrato in ambienti luminosi a dimostrazione di essere una figura candida che non ha nulla da nascondere. Trait d’union tra i due poli è l’avvocato di Jewell, Watson Bryant (un camaleontico Sam Rockwell) interessato alla Giustizia e opportunamente disincantato, comprensivo tra i buoni e scaltro tra i cattivi. Tra tutti c’è una vittima, la sensibile madre di Richard, ottimamente replicata da Kathy Bates.
La visione del film è intervallata da stralci di video d’epoca. Non dimentichiamo infatti che la storia è realmente accaduta, con tutta la drammaticità del caso. Una piccola particolarità è degna di nota: in una scena vediamo su uno schermo televisivo l’intervista a Richard Jewell subito dopo i fatti di Centennial Park. Il filmato d’archivio è autentico, ma ai fini delle riprese sono stati aggiunti un filtro per farloi apparire trasmesso da un tubo catodico, nonché una sovraimpressione della voce dell’attore. Una contaminazione straniante, molto particolare. La finzione del mezzo cinematografico porta in ogni caso a poter dare un taglio da commedia, risultante dai goffi comportamenti di Jewell, che infine riusce a creare nello spettatore un’empatia particolare verso il protagonista.
Il pericolo del potere
Concludiamo la nostra recensione di Richard Jewell facendo i complimenti a Clint Eastwood. Regista che non sbaglia un colpo, seppur tra alti e bassi, e che, nel suo lungo tramonto, si spoglia di retorica politica andando a parlare solo della vicenda umana. In questa pellicola centra il bersaglio con una storia morale di un eroe qualunque, costretto a disincantarsi di fronte alle ingiustizie. Nel frattempo il nostro eroe quotidiano fa anche sul potere dei mass media e delle forze dell’ordine.
Punti a favore
- Le interpretazioni al top
- Clint Eastwood, intramontabile
Punti a sfavore
- La trama è forse troppo semplificata
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