Proviamo ad analizzare l’ultimo film di Christopher Nolan, l’ennesimo capolavoro nella sua carriera, in questa recensione di Oppenheimer
TITOLO ORIGINALE: Oppenheimer. GENERE: Drammatico, Biografico, Storico. NAZIONE: Stati Uniti d’America. REGIA: Christopher Nolan. CAST: Cillian Murphy, Emily Blunt, Kenneth Branagh, Florence Pugh, Josh Hartnett, Jack Quaid, Matt Damon, Gary Oldman, Robert Downey Jr., Gustaf Skarsgård, Rami Malek, Scott Grimes, Dane DeHaan, Michael Angarano, Benny Safdie, David Krumholtz, Matthew Modine, Alden Ehrenreich, Dylan Arnold, Olivia Thirlby. DURATA: 180 minuti. DISTRIBUTORE: Universal Pictures. USCITA CINEMA: 23/08/2023.
Christopher Nolan si porta dietro le spalle una carriera in cui non ha sbagliato un colpo, ed anzi ogni suo film è a suo modo entrato negli annali del cinema. Fautore di progressi sia nell’ambito dello storytelling che in quello tecnico, di fatto è uno dei pochi registi che, grazie al suo successo, ha ancora la possibilità di ottenere grandi budget per film epocali. Sta di fatto che anche Oppenheimer, come tutti i suoi precedenti, portava sulle spalle pesanti aspettative, peraltro in qualche modo moltiplicate dal fatto che (non in Italia, ma nel resto del mondo) l’uscita del film nelle sale era prevista in concomitanza con Barbie. Scontro in verità più pompato dalle produzioni che reali.Â
Il 70mm. L’IMAX. Le esplosioni riprese dal vero e non fatte con la CGI. Eppure non è un film in cui spicca solamente la tecnica, perché dall’inizio (per la verità un po’ lento) alla fine è pregno di un messaggio politico che a volte può ingannare, ma che in definitiva è chiarissimo. Per trasmettere questo messaggio viene scelto un personaggio storico estremamente controverso, sia nell’immagine verso l’esterno che nell’abisso dei suoi dilemmi morali interiori, che però simboleggia profeticamente il dilemma che si pone quando a qualche uomo viene dato un potere troppo grande. Non è un caso se la proiezione inizia con un riferimento mitologico a Prometeo e alla sua condanna eterna: il racconto della vita di un neo-Prometeo, che al posto di consegnare il fuoco per il progresso all’uomo ne diventa il carnefice suo malgrado si rivela un trattato etico sul Novecento ma anche presagio del futuro.
Trama e trailer | Recensione Oppenheimer
Nel 1926, il dottorando ventiduenne J. Robert Oppenheimer studia con il fisico sperimentale Patrick Blackett al Cavendish Laboratory di Cambridge. Un incontro con Niels Bohr gli apre le porte al dottorato di ricerca. Successivamente incontra il fisico teorico Werner Heisenberg a una conferenza in Svizzera. Tornato negli Stati Uniti con l’intenzione di espandere lì la ricerca sulla fisica quantistica, comincia ad insegnare presso l’Università della California e al California Institute of Technology. Incontra la sua futura moglie, Katherine “Kitty” Puening, biologa ed ex comunista, e ha anche una relazione intermittente con Jean Tatlock, un membro del Partito Comunista degli Stati Uniti d’America.
Nel 1942, nel pieno della seconda guerra mondiale, il generale dell’esercito americano Leslie Groves recluta Oppenheimer per guidare il cosiddetto Progetto Manhattan per sviluppare una bomba atomica dopo aver assicurato di non avere simpatie comuniste. Oppenheimer, che ha origini ebree, è particolarmente spinto dal fatto che i nazisti potrebbero completare il loro programma di armi nucleari, guidato da Heisenberg. Mette insieme un team scientifico che include Edward Teller e Isidor Isaac Rabi a Los Alamos in New Mexico, e collabora anche con gli scienziati Enrico Fermi e David L. Hill. Dopo la resa della Germania, alcuni scienziati del progetto mettono in dubbio la rilevanza della bomba, mentre Oppenheimer ritiene che il suo utilizzo porrà rapidamente fine alla guerra in corso nel Pacifico, salvando vite alleate, non con pochi dubbi: lui e Albert Einstein avevano discusso della remota possibilità che una detonazione atomica potesse innescare una reazione a catena e distruggere il mondo. Il test Trinity ha successo e il presidente Harry S. Truman ordina di bombardare le città di Hiroshima e Nagasaki, costringendo il Giappone alla resa. Oppenheimer viene presentato all’opinione pubblica come il “padre della bomba atomica”, ma l’immensa distruzione e le vittime di massa lo perseguitano.
Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi | Recensione Oppenheimer
Oppenheimer è al contempo un film nolaniano che rompe in parte il suo classico schema di intreccio temporale, visto che è in realtà abbastanza lineare nel racconto, al di là di alcuni flash back o flash forward. Allo stesso tempo è un film sfacciatamente nolaniano, nel manifestare l’interesse quasi maniacale per la realtà , la sua composizione e alla sua scomposizione. A come la realtà viene vista, compresa, manipolata, ricostruita, reinventata. Oppenheimer è un film che ci racconta, o che prova a raccontare, quello straordinario mistero, in parte irrisolto perfino in questo film, che è stato lo sguardo di Robert Oppenheimer sul mondo, sulla fisica, sulla costruzione di un’arma definitiva che ha causato morte e distruzione su una scala precedentemente inaudita e che ha cambiato la storia del mondo. Il modo scelto per fare ciò è la cronoca a volte asciutta, a volte permeata da un’atmosfera orrorifica.
Il film a tratti (non per ultimo gli eleganti jump scares) si potrebbe definire quasi un horror. Se alla fisica o al genio scientifico Nolan ha sempre guardato (basti pensare al Nikola Tesla di The Prestige, o alle trame di Interstellar, Inception e Tenet), lo ha anche sempre fatto cercando di portarne sullo schermo le implicazioni in termini visuali e spettacolari, cercando di dare un forma alle complesse geometrie e alle architetture caotiche e impossibili che le idee e le azioni richiedevano. In Oppenheimer questa immaginazione è forte tanto quanto l’intensità dei primi piani di Cillian Murphy: due occhi azzurri che trapassano lo schermo interrogando di continuo lo spettatore su quanto gli viene raccontato. In Oppenheimer, a più riprese, viene detto che nessuno sa davvero cosa passi per la testa del fisico. Quali siano i suoi pensieri, le sue teorie, le sue strategie. Le sue posizioni morali, i suoi obiettivi scientifici e filosofici. Nessuno, nemmeno forse Nolan, sa decifrare del tutto il mistero di un uomo che ha flirtato in maniera sconsiderata e ossessiva con l’apocalisse, inseguendo un risultato con determinazione senza pari, e al tempo stesso venendo piegato e ferito in maniera così profonda e sconvolgente da quello stesso risultato, simbolo quintessenziale dell’ambizione umana, delle sue spinte distruttive e creatrici insieme, delle contraddizioni, dei rischi e delle ambiguità del progresso.
Il fattore umano | Recensione Oppenheimer
Senza voler (né poter, visto che nell’ambiguità trova sempre spazio la soggettività ) svelare troppo sul significato del film, possiamo analizzare gli aspetti pragmatici della pellicola. Spicca su tutti il ricchissimo cast, che Nolan fa recitare in maniera spettacolare: non solo Cillian Murphy è francamente enorme, ma anche Robert Downey Jr è un combattente alla pari su questo fronte. Così come le protagoniste femminili Emily Blunt e Florence Pugh, e poi Matt Damon e Rami Malek, che a dispetto delle apparenze ha un ruolo fondamentale. Di questo film noterete che tutti gli attori, che sono tantissimi e spesso anche noti, recitano ai massimi livelli, pur ruotando di fatto attorno al protagonista, ai suoi tormenti, alle sue pulsioni e alle sue reazioni che si trovano a un instabile crocevia tra l’istinto puro, il genio razionale e la megalomania.
L’impressione che danno, in un film dalle proporzioni enormi, è quello di portare “a terra” lo spettatore, ricordando che la storia è in realtà fatta dagli uomini e dalle donne. Dubbi, scontri, incertezze, macchinazioni, tentennamenti, distorsioni, tradimenti, paure, angosce: le intuizioni di Oppenheimer e, prima e dopo di lui, di un’intera scuola di pensiero che inventò la fisica quantistica nel momento stesso in cui, come Nolan mostra all’inizio del film, altri creavano la psicanalisi e l’arte astratta non modificano il fatto che il futuro può essere solo incerto.
Conclusioni
Con Oppenheimer Nolan alza ancora una volta l’asticella: è il suo film più ambizioso, quello in cui ha investito di più finora. Possiamo dire che l’esperimento è perfettamente riuscito. Parlando di fisica, il cineasta riesce a superare i limiti di un’idea di cinema classica e, nel raccontare in maniera quasi impersonale una storia umana, cerca e trova l’equilibrio nel movimento continuo.Â
Punti a favore
- Soluzioni visive uniche ed eccellenti
- Ottime interpretazioni del ricchissimo cast
- Visione intima dei personaggi storici
Punti a sfavore
- Fatica a ingranare, ma la fiducia nella storia ripaga
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