È stato presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2020 Meander, film di genere Sci-Fi diretto dal regista francese Mathieu Turi: leggi la nostra recensione
TITOLO ORIGINALE: Meander. GENERE: Sci-Fi. NAZIONE: Francia. REGIA: Mathieu Turi. CAST: Bérénice Marlohe, Peter Franzén, Gaia Weiss. DURATA: 90′. DISTRIBUTORE: Fulltime Studio, Cinéfrance Studios. DATA DI PRESENTAZIONE: 04/11/2020
Dopo il saluto del regista Mathieu Turi che ha preceduto la visione del film, al Trieste Science+Fiction Festival 2020 è stato proiettato Meander, pellicola Sci-Fi che si è già aggiudicata il premio Nocturno per le nuove visioni.
Meander ha colpito la giuria per la complessità della narrazione, che ha saputo trasporre sul grande schermo tensione e angoscia, e che è stato capace di trasportare gli spettatori all’interno della sua stessa storia.
Qui di seguito, la motivazione per cui il film di Turi è riuscito ad accaparrarsi il premio:
Ci sono film che ti conquistano perché sanno proiettarti in un’atmosfera claustrofobica e di grande tensione, ci sono film che ami per la bellezza dei loro mostri, quelli che giocano con le aspettative e dagli incubi ti trasportano in un sogno…. e poi c’è il film che sa essere tutte queste cose insieme.
La Trama | Recensione Meander
Dopo aver accettato un passaggio da uno sconosciuto, Lisa si ritrova in un labirinto di cunicoli pieno zeppo di trappole mortali.
La ragazza è da sola, e non ha idea del motivo per il quale si trovi lì né sa come uscirne fuori. Tutto quello che possiede è un braccialetto che scandisce un conto alla rovescia: ogni otto minuti viene attivata una trappola in una sezione del pericoloso labirinto
Lisa dovrà agire con scaltrezza e abilità per evitare di andare incontro ai pericoli mortali che la circondano per sperare di uscirne viva.
Ma la terribile esperienza porterà alla luce anche ricordi che Lisa pensava di aver sepolto per sempre.
Un survival ricco di suspance | Recensione Meander
Meander colpisce fin dai suoi primi shot per l’incredibile sensazione di claustrofobia e angoscia che riesce a trasmettere attraverso le sequenze al cardiopalma, i primi piani strettissimi e il ritmo incalzante, che non lascia allo spettatore un attimo di respiro.
Come Lisa, interpretata dall’attrice Gaia Weiss, già vista in produzione televisive come Vikings o I Medici, anche noi ci sentiamo in trappola all’interno del terribile labirinto che nasconde pericoli indicibili.
Tra carcasse di morti, filo spinato, getti d’acqua e di fuoco e inquietanti creature che minacciano la sua vita, la protagonista cerca in ogni modo di sopravvivere, dimostrando grande lucidità e sangue freddo anche nelle situazioni più drammatiche. Lisa non demorde e non si arrende anche quando sembra impossibile riuscire a sopravvivere.
Meander è senza dubbio un survival vincente, capace com’è di coinvolgere lo spettatore e tenerlo incollato allo schermo per tutta la durata della pellicola.
Il significato dietro il labirinto | Recensione Meander
Se sul piano tecnico Meander si presenta come un prodotto impeccabile, lo stesso non puà dirsi per quanto riguarda il tema trattato.
Veniamo a sapere, fin dai primi minuti del film, che Lisa cerca redenzione per la morte accidentale della figlioletta. La protagonista è infatti logorata dal senso di colpa per non essere stata presente in quel momento cruciale, per non essere stata in grado di salvare la sua bambina.
E in un certo qual modo è lampante il fatto che il labirinto mortale rappresenti proprio la possibilità di espiazione, una sorta di purgatorio cucito su misura per lei.
Il problema sorge nel finale: non riusciamo mai davvero a comprendere se Lisa riesca a redimersi, a perdonarsi e ad andare avanti o meno.
Nel momento in cui la protagonista dice addio al ricordo della figlia scegliendo di lottare per la propria sopravvivenza, sembra che la redenzione sia per lei possibile.
Il finale di Meander, tuttavia, va a smentire quanto precedentemente costruito e sembra suggerire che non ci sia speranza di trovare pace per Lisa se non nella morte.
Conclusioni
Meander funziona come film di sopravvivenza, riesce a creare la giusta suspence e a coinvolgere gli spettatori con un ritmo serrato e continui colpi di scena. Tuttavia lascia perplessi sul piano allegorico e porta numerosi dubbi su quanto voglia comunicare.
Punti a favore
- Regia
- Fotografia
- Musiche
Punti a sfavore
- Messaggio poco chiaro
- Finale contraddittorio
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