L‘estate in cui imparamo a volare è la nuova serie TV Netflix con protagoniste Katherine Heigl e Sarah Chalke, che si presenta ricca di difetti che ne rendono poco scorrevole la visione. Ecco la recensione di L’estate in cui imparammo a volare
TITOLO ORIGINALE: Firefly Lane. GENERE: drama. NAZIONE: USA. CREATORE: Maggie Friedman. CAST: Katherine Heigl, Sarah Chalke, Ben Lawson, Beau Garrett. DURATA: 50 minuti circa a episodio. DISTRIBUTORE: Netflix. USCITA: 3 febbraio 2021.
L’estate in cui imparammo a volare è la nuova serie TV Netflix uscita sulla piattaforma il 3 febbraio 2021 e composta di una stagione di dieci episodi. Protagoniste assolute della serie, Katherine Heigl e Sarah Chalke, che dopo molti ruoli comici rivediamo insieme in un prodotto che mescola dramma e umorismo. La serie è tratta dall’omonimo romanzo di Kristin Hannah che, uscito nel 2014, ha conquistato i lettori con un’intensa storia di amicizia.
La trama | Recensione L’estate in cui imparammo a volare
La storia è incentrata sull’amicizia tra Tully e Kate, ripercorsa con flashback in tre momenti della loro vita, quando da adolescenti si conoscono, quando hanno vent’anni e quando ne hanno quaranta. Ogni flashback all’interno dell’episodio ci serve per capire il loro legame, come si sono conosciute e il mondo che ruota attorno a loro, famiglia, amori, vita professionale.
La trama di base quindi è semplice: un’amicizia che viene ripercorsa negli anni, mostrandoci quanto questa sia forte nonostante le differenze sostanziali tra le due protagoniste.
Tully è una presentatrice di successo, sopra le righe, infelice, con un’infanzia complicata e nasconde tutto dietro il buon umore e comportamenti imprevedibili e irrazionali. Kate è separata, con una figlia adolescente, un lavoro nella produzione televisiva che prova a ricominciare dopo anni ad essersi occupata solo della famiglia. Kate è insicura, impacciata, timida e Tully cerca di fare di tutto per farla splendere, anche se, il più delle volte la oscura con la sua personalità e i suoi problemi irrisolti. L’unica cosa che hanno in comune è l’affetto e la lealtà che le lega, che continua negli anni nonostante le difficoltà e gli strappi nel loro rapporto.
Una serie che non decolla, per sceneggiatura e regia | Recensione L’estate in cui imparammo a volare
Il nucleo centrale di narrazione è sicuramente ben definito, ma la serie nel complesso non decolla mai. Gli episodi sono lunghi e scorrono lenti e sono troppi per una sola stagione di fatto incentrata sul solo rapporto di amicizia. Qui, le due problematiche maggiori riguardano la sceneggiatura e la regia.
La sceneggiatura ha scelto di impostare la narrazione su flashback che ci pongono di fronte a tre periodi di vita, che ad un certo punto del secondo episodio diventano quattro. Questa scelta rallenta di molto il ritmo narrativo, rendendo anche difficile la comprensione dell’intero filone di storia centrale che è quella delle protagoniste nel presente. I continui flashback, non risultano neanche molto funzionali nella comprensione dei rapporti tra Tully e Kate o quanto meno risultano troppi e ridondanti sullo stesso concetto.
La storia seriale più recente che con la golden age del 2004 ha portato grandi rivoluzioni all’interno delle sceneggiature, ci ha insegnato a vedere quanto è forte l’utilizzo dei flashback, se ben costruito. Il flashback deve dare informazioni che non conosciamo nella storia presente, perchè sono state nascoste o perchè non sono più in essere e deve anche contenere una buona dose di tensione narrativa per essere sensato e accattivante.
In questa serie, appesantisce gli episodi, dando anche l’impressione che i personaggi che rivediamo nel passato non siano quasi gli stessi che vediamo nel presente.
Si aggiunge anche una problematica per quanto riguarda la regia, che sceglie due nuove attrici per interpretare Kate e Tully da adolescenti, ma si avvale di tecniche di editing, trucco e fotografia per le scene dei vent’anni e dei trenta. Questa scelta mette in discussione la qualità generale, in cui vediamo le due attrici protagoniste cambiate solo di abiti, trucchi e accessori, con una poca attenzione ai dettagli di costume e ambientazione dell’epoca.
Katherine Heigl e Sarah Chalke poco valorizzate | Recensione L’estate in cui imparammo a volare
Le due protagoniste, Katherine Heigl e Sarah Chalke sono sicuramente due nomi che spingono inizialmente alla visione di questa serie. Katherine Heigl ha molta esperienza seriale con Grey’s Anatomy e nel mondo delle rom-com americane di cui negli ultimi anni è diventata uno dei nuovi volti; mentre Sarah Chalke ha brillato in Scrubs, oltre che aver interpretato un ruolo chiave anche in How I met your mother.
I suoi ruoli comici li abbiamo sicuramente in memoria, ma sono anche quello in cui eccelle, motivo per cui qui appare quasi fuori posto, in un personaggio che di comico ha ben poco, perchè le sue insicurezze e paure la rendono una donna non realizzata e infelice. Dall’altro lato, Katherine Heigl, che ha una recitazione solitamente molto intensa, qui appare a mezzo servizio e non riesce ad emergere sia nelle scene comiche, che nelle scene più drammatiche.
Conclusione
Di fronte a tutte queste problematiche, sembra salvarsi ben poco di questa nuova serie L’estate in cui imparammo a volare, anche se è necessario considerarla nel suo insieme. Nel suo insieme, la serie è tratta da un romanzo il cui successo è stato determinato dalle emozioni pure e intense raccolte attorno ad una storia semplice. Questi, sono solitamente gli ingredienti di successo per un romanzo leggero, che gioca su intensità, sorriso e risate attorno ad una sinossi lineare. E questo sarebbe stato anche il successo della serie, se avesse saputo costruire la sceneggiatura in modo altrettanto lineare, togliendo elementi narrativi anziché aggiungerli.
Siamo di fronte ad un’occasione persa, perché per quanto una serie di questo tipo non sarebbe stata un capolavoro, si sarebbe comunque inserita in quella categoria di serie comfort, adatte ad un pubblico ampio. L’obiettivo di prodotti di questo tipo è toccare sentimenti del pubblico, commuovere e far riflettere partendo da valori chiave delle nostre vite, invece ciò che arriva più di tutto è una gran fatica ad arrivare verso la fine della storia.
Punti a favore
- Storia centrale semplice e delicata
Punti a sfavore
- Sceneggiatura
- Regia
- Attrici protagoniste non valorizzate
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