Abbiamo visto in anteprima al Trieste Science+Fiction Festival 2020 L’elemosina, cortometraggio di Gianni De Blasi in cui la tragedia personale dei personaggi viene drammatizzata a fini spettacolistici: leggete la nostra recensione
TITOLO ORIGINALE: L’elemosina. GENERE: drammatico. NAZIONE: Italia. REGIA: Gianni De Blasi. CAST: Iaia Forte, Demetra Bellina, Werner Waas. DURATA: 16′. DISTRIBUTORE: Elenfant Distribution – Sayonara Film. DATA DI PRESENTAZIONE: 02/11/2020
Presentato in anteprima al Trieste Science+Fiction Festival 2020, L’elemosina, cortometraggio del regista Gianni De Blasi con protagonisa Iaia Forte, porta sulla scena gli elementi cardine del reality show denunciando lo sfruttamento dei drammi altrui per fini spettacolistici.
La trama | Recensione L’elemosina
Laura è una donna benestante che vive in un’incantevole e sfavillante dimora. A un primo sguardo, la sua vita sembra perfetta, soprattutto se paragonata a quella di chi, più sfortunato di lei, è completamente abbandonato a se stesso, muore di fame, o non ha un tetto sopra la testa.
Il mondo di Laura, però, è tutt’altro che semplice e sotto l’apparente patina troviamo nascosta una donna estremanente sola, che può contare solo sulla sua propria compagnia.
Le cose iniziano a cambiare quando la protagonista decide di abbandonare la sua lussureggiante, ma solitaria abitazione diventando a tutti gli effetti una senzatetto per partecipare a L’elemosina, un nuovissimo reality show in cui vengono raccolte donazioni in diretta mentre tre mendicanti si contendono la compassione del pubblico.
La verità dietro il gesto disperato di Laura nasconde un antico desiderio di redenzione.
Una moderna distopia | Recensione L’elemosina
A metà strada tra Black Mirror e la saga di Hunger Games, L’elemosina porta sullo schermo i tipici meccanismi del reality show, mettendo in scena un angoscioso futuro distopico in cui la povertà e le tragedie personali diventano uno spettacolo.
Il confine tra compassione e sfruttamento dei drammi altrui si fa sempre più sottile, tramutando la carità e il desiderio di aiutare i più bisognosi in una sorta di pornografia del dolore.
Nel futuro distopico del corto di Gianni De Blasi, ogni gesto, anche il più violento, è lecito, e la messa in scena dei drammi personali si fa puro e semplice intrattenimento.
Il reparto tecnico | Recensione L’elemosina
Quella di Gianni De Blasi è una regia dal respiro internazionale che già da sola racconta la storia di Laura e del suo tentativo di diventare uno dei concorrenti de L’elemosina.
Regia, fotografia e musiche rendono il corto presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2020 un ottimo prodotto.
Il mondo de L’elemosina mette i brividi: è sporco, crudo, reale da far male. Il contrasto tra i colori caldi e luminosi della casa di Laura e quelli spenti e bui della strada mostrano bene la discesa di Laura verso la povertà (anche se fittizia nel suo caso).
Ogni immagine del corto porta dietro di sé un intero mondo di significati.
Emblematica, da questo punto di vista, è la messa in scena degli studios del format televisivo che dà il titolo allo short movie: scintillanti, ma artefatti, esteriormente perfetti solo per celare il marcio che nascondono.
Conclusioni
L’elemosina, in pochi minuti, solleva numerosi interrogativi: quanto sentiamo vicino il mondo di Laura? Arriveremo presto anche noi a questo tipo di spettacoli?
Non è forse vero che ogni giorno, tra televisione e social network siamo letteralmente bombardati da immagini di morte e di disperazione? E non lo è altrettanto il fatto che ci sia un sempre crescente interesse, che a volte diventa quasi morboso, verso la vita degli altri? Quanto è lecito mostrare? E quando la carità lascia il posto alla spettacolarizzazione del dolore?
L’elemosina, di Gianni De Blasi, riesce perfettamente a creare un dibattito morale, a far riflettere il pubblico e a insinuare dubbi e domande sulla società nella quale viviamo.
Punti a favore
- Regia
- Fotografia
- Tematiche attuali
- Interrogativi morali
Punti a sfavore
- Una tematica già vista in Black Mirror e Hunger Games
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