In arrivo su Netflix il nuovo film scritto e diretto da Aaron Sorkin. Con un cast eccellente che vanta Eddie Redmayne, Sasha Baron Cohen, Michael Keaton e molti altri, per raccontare la storia vera di un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam ingiustamente accusati di cospirazione nel 1968. Ecco la recensione de Il Processo ai Chicago 7
TITOLO ORIGINALE: The Trial of the Chicago 7. GENERE: drammatico, storico. NAZIONE: USA. REGIA: Aaron Sorkin. CAST: Yahya Abdul-Mateen II, Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton, Frank Langella, John Carroll Lynch, Eddie Redmayne, Mark Rylance. DISTRIBUZIONE: Netflix. DURATA: 129 min. DATA DI USCITA: 16/10/2020.
La storia di questo film pone le sue radici nel 2006, con Steven Spielberg alla regia, ma i piani non sono andati come previsto e fra intoppi e posticipazioni ha solo adesso visto la luce in sala.
La trama | Recensione Il processo ai Chicago 7
Il processo ai Chicago 7 racconta la storia del processo realmente avvenuto nel 1969, durante il quale sette persone sono state accusate dal Governo Federale degli USA di aver causato rivolte di masse nella Convention dei Democratici a Chicago, tenutasi l’anno prima.
Nel corso della convention molte sono state le manifestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam, culminate quando i dimostranti si sono presentati armati di pietre. La polizia ha dovuto sedare le rivolte, mentre in centro di Chicago veniva messo a ferro e fuoco dalla protesta. Le indagini hanno portato all’attenzione della giustizia sette manifestanti: Abbie Hoffman, esponente della controcultura americana dal carattere difficile, Jerry Rubin, Bobby Seale, John Froines, Tom Hayden, Lee Weiner e David Dellinger; tutti processati per cospirazione.
Fastidiosamente ben scritto | Recensione Il processo ai Chicago 7
Aaron Sorkin affonda gli artigli in tutto ciò che lo ha reso noto: una sceneggiatura verbosa che racconta un processo realmente accaduto. Seconda regia ed ennesima sceneggiatura graffiante e dettagliata per lui che racconta verticalmente le 180 udienze che hanno coinvolto i Chicago 7. Si nota dall’inizio alla fine l’assoluto amore, quasi morboso, del regista per la parola in ogni sua forma: dialogo, monologo, descrizione, dibattito. Tutto si crea e trasforma attorno alla sceneggiatura imponente e immensa di questo film. Un film che se il cinema fosse esistito ai tempi degli antichi romani avrebbe potuto essere scritto da Cicerone in persona tanto l’arte retorica viene sviscerata e imposta all’attenzione dello spettatore. Niente è lasciato al caso, in particolar modo per quanto riguarda il personaggio del giudice Hoffman interpretato da Frank Langella disegnato in modo talmente preciso e tagliente da risultare al pubblico come indisponente e fastidioso.
Un taglio d’inchiesta che però porta una denuncia sociale e politica non indifferente e ancora estremamente attuale. Esasperante, preciso, verboso. Sorkin conosce alla perfezione il linguaggio giuridico e il campo descritto in questo caso e non perde occasione per sottolinearlo e per utilizzare questo a favore della precisa dicotomia fra bene e male, giustizia e ingiustizia, cerità e falsità. Impossibile non menzionare le performance di Mark Rylance e Joseph Gordon Levitt, intense e incredibilmente d’impatto.
Regia lineare, fotografia teatrale | Recensione Il processo ai Chicago 7
Aaron Sorkin cerca e ottiene una regia lineare al servizio della sceneggiatura. Il clima è quasi teatrale con salti di location netti atti a descrivere e velocizzare la narrazione degli eventi che si sono protratti per molto tempo. Il montaggio è assolutamente perfetto, capace di costruire la narrazione e non far perdere niente allo spettatore. Il clima è quello della vecchia hollywood, arte cinematografica perfetta che accompagna in modo silenzioso l’imponente lavoro di sceneggiautura. Musiche e montaggio sonoro sono buone, la fotografia invece è forse un po’ fumosa, talvolta rende difficile focalizzarsi sulla scena perchè tende a stancare gli occhi a causa di luci continuamente soffuse. Fotografia che però funziona nella misura in cui si voglia dare una sensazione di “stantio” all’aula del tribunale, come a sottolineare l’incapacità del sistema giudiziario di evolversi e migliorare.
Inchiesta in stile Sorkin
Il processo ai Chicago 7 è dunque un film che oltre a descrivere in maniera minuziosa un evento storico reale è un inno alla scrittura di Sorkin. Un’inchiesta interessante che sa tenere lo spettatore incollato alla poltrona dall’inizio alla fine, non senza qualche colpo di scena e con l’immancabile narrazione scritta di cosa è successo a seguito degli eventi narrati.
Il cast è a dir poco meraviglioso, oltre ad essere tutti completamente in parte, la scrittura permette a tutti di mettere in luce le proprie caratteristiche di interpreti. Tutti i personaggi vengono in qualche modo approfonditi e descritti a tutto tondo. Un film da non perdere per chi ama il genere storico e di inchiesta. L‘ennesima riprova che Netflix sta decisamente alzando il livello dei propri prodotti e delle proprie produzioni.
Non dimenticate di continuare a seguirci per tutte le recensioni in anteprima dei prodotti Netflix come Over The Moon!
Punti a favore
- Sceneggiatura perfetta
- Regia lineare
- Montaggio
- Cast
Punti a sfavore
- Fotografia fumosa
- A tratti estremamente verboso
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