Ecco la nostra recensione di Elvis, il film di Baz Luhrmann che racconta l’ascesa e la caduta del King del Rock, interpretato da un grandioso Austin Butler
TITOLO: Elvis. GENERE: biopic, musicale. NAZIONE: USA, Australia. REGIA: Baz Luhrmann. CAST: Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge, Luke Bracey, Natasha Basset, David Wenham, Kelvin Harrison Jr. DURATA: 159 minuti. PRODUZIONE: Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Whalerock Industries. DISTRIBUZIONE ITALIANA: Warner Bros. USCITA: 22 giugno.
Una delle più grandi icone del ‘900, che sicuramente non aveva bisogno di questo film per ascendere nell’olimpo della musica e non solo. Elvis di Baz Luhrmann è l’ennesima celebrazione della vita di un uomo che con la sua voce ha segnato un periodo importante della storia recente americana e del mondo. Ad interpretare il Re del Rock troviamo Austin Butler, che si cimenta nel ruolo più difficile della sua giovane carriera e lo fa suo in maniera eccellente. Accanto a lui troviamo Tom Hanks nei panni del superbo e approfittatore Colonnello Parker, narratore della vicenda. Addentriamoci nella recensione di Elvis, partendo dal trailer della pellicola.
La trama | Recensione Elvis
La storia parte dalla scoperta di Elvis (Austin Butler) da parte del Colonnello Parker (Tom Hanks), in una reinterpretazione fantasiosa da parte di Luhrmann (ve ne sono diverse all’interno della pellicola). Siamo nel 1956 e Presley è attualmente sotto contratto con la Sun Records e riscuote già parecchio successo tra i giovani. sarà però il Colonnello a dargli l’opportunità di farsi conoscere da migliaia di persone, grazie ad un tour dove grazie alla sua voce e ai suoi ‘ancheggiamenti’ conquista il pubblico, soprattutto quello femminile. Il film passa dal racconto dell’Elvis degli inizi, ribelle ed esplosivo, all’Elvis attore negli anni ’60, fino ad arrivare ai suoi ultimi anni, turbolenti e segnati dalla dipendenza. Nel mezzo osserviamo il rapporto con la famiglia, nella quale la madre (Helen Thomson) conservava un ruolo di spicco prima della sua prematura scomparsa, e con la moglie Priscilla (Olivia DeJonge).
Un biopic coi fiocchi | Recensione Elvis
Baz Luhrmann aveva una montagna davanti. Non è il primo a tentare di raccontare il mito del Re del Rock e poteva accadere di tutto. La scelta di Austin Butler si è rivelata una mossa vincente, con il giovane attore che ha messo tutto se stesso nella prestazione, cantando tutte le canzoni presenti nel film. Il suo sguardo magnetico, il suo modo di parlare e muoversi lo rendono il giusto interprete di Elvis e un serio pretendente a diverse nomination come Miglior Attore Protagonista nella prossima stagione dei premi. Anche Tom Hanks nei panni del Colonnello trasmette tantissime emozioni contrastanti, formando un personaggio ambiguo, così come lo era stata in vita. Il rapporto che instaura con Elvis si muove in una zona grigia, portando i due a separarsi più volte, per poi sempre rincontrarsi. Baz Luhrmann divide il racconto in sezioni stagne, con le tre fasi della carriera del protagonista ben definite. Viene qui sacrificata la parte finale, quella degli anni ’70, nonostante i 159 minuti di film che sarebbero dovuti bastare per raccontare tutto. Poco male, perché la storia si dilunga soprattutto sulla prima fase della carriera, in cui emerge l’Elvis ribelle ed idolo delle folle, che sul grande schermo e con l’interpretazione di Butler è veramente imperdibile.
Baz Luhrmann e il suo mondo splendente | Recensione Elvis
Ormai dovremmo essere abituati, eppure ogni volta è una sorpresa. Lo stile unico di Baz Luhrmann ha colpito ancora. Dopo una pausa di 9 anni dal grande schermo, il regista australiano ci trasporta nuovamente nelle sua ambientazioni scintillanti, con effetti visivi ammiccanti, costumi e scenografie fedeli dell’Elvis superstar. Come capita spesso nei suoi film, basi pensare a Il grande Gatsby, la forma è importante quanto la sostanza e questo Elvis non è da meno. La storia non indietreggia un centimetro, l’importanza ad ogni aspetto della vita del protagonista nemmeno, ma nel raccontarlo Luhrmann si prende la libertà di impacchettare il tutto con colori, tagli velocissimi e salti improvvisi dagli schermi della televisioni alla realtà . Questo suo lato emerge soprattutto nella prima ora di film, in cui fa risaltare agli occhi degli spettatori lo sfarzo e l’innovazione rappresentata da Elvis, prima di essere il Re del Rock. L’impronta del regista può risultare per molti ingombrante, ma Luhrmann è forse la migliore scelta per raccontare l’estrosa vita di un personaggio così pop ed iconico come Presley. Baz riesce infatti a bilanciare una grande spettacolarità e maestosità con la dolcezza e il sentimentalismo dei protagonisti, in particolare nel modo in cui mostra le dinamiche famigliari e l’amore, vero motore della pellicola.
Conclusioni
Elvis rappresenta una delle migliori biopic degli ultimi anni e può essere facilmente paragonato a Bohemian Rhapsody. Con quest’ultimo il film di Luhrmann condivide la presenza di incorrettezze storiche al servizio della trama e la scelta azzeccatissima del protagonista, magnetico e accattivante. Il regista ci trasporta in un mondo che cambia, passando dall’esplosività e alla novità degli anni ’50 alla decadenza dei decenni successivi, mostrando anche l’impatto, forse in maniera non troppo approfondita, delle tragedie di quegli anni. Il cast svolge un lavoro impeccabile, in particolare l’affidabilissimo Tom Hanks e il giovane e talentuosissimo Austin Butler, che incarna alla perfezione il Re del Rock in ogni sua forma. Elvis è un film colorato, divertente, drammatico, esplosivo: come ciliegina, ci sono le canzoni di Elvis e una colonna sonora incredibile, che spazia dalle sonorità di quegli anni a quelle più contemporanee. Da non perdere.
E voi, cosa ne pensate della nostra recensione di Elvis? Lo vedrete al cinema? Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti!
Punti a favore
- Austin Butler e Tom Hanks impeccabili
- Lo stile di Baz Luhrmann
- La musica, di Elvis e non solo
Punti a sfavore
- Quasi tre ore di film risultano strette per la storia raccontata: ritmo da rivedere
- Incorrettezze storiche
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