Cycle 2217 è il cortometraggio distopico di Evgeny Kalachikhin, Ruben Dauenhauer prodotto dalla Germania e presentato in anteprima europea in concorso al Trieste Science+Fiction Festival 2020
TITOLO ORIGINALE: Cycle 2217. GENERE: distopico. NAZIONE: Germania. REGIA: Evgeny Kalachikhin, Ruben Dauenhauer. CAST: Eckard Ischebeck, Anna Ortmann, Ingmar Boske. DURATA: 18 min. DISTRIBUTORE: Film University Babelsberg Konrad Wolf. DATA DI PRESENTAZIONE: 31/10/2020.
Cycle 2217 è il cortometraggio distopico proveniente dalla Germania e realizzato in regia da Evgeny Kalachikhin, Ruben Dauenhauer che concorre al concorso al Trieste Science+Fiction Festival 2020 in anteprima europea. Con una durata complessiva di diciotto minuti, questo cortometraggio ci porta in una realtà distopica post apocalittica del XXIII secolo, con una voce narrante che ci accompagna all’inizio e al termine della narrazione e una totale assenza di dialoghi.
Trama | Recensione Cycle 2217
La trama ci porta nel XXIII secolo, in un mondo post-apocalittico, in cui tutte le risorse scarseggiano così come l’empatia. Quando Kaitou, vagabondo e ladro, ruba un misterioso taccuino alla guardia Kalina, inizia un inseguimento senza fine che conduce entrambi nel mondo distopico di una città sotterranea e della sua società autodistruttiva: un mondo segretamente osservato e manipolato da un potere superiore.
Tutta la trama viene raccontata con una totale assenza di dialoghi, che come da intenzioni dei due registi, sono un veicolo per accentuare il tema di un mondo futuro miserabile governato da distruzione e ignoranza. Un futuro che sembra non aver vissuto il progresso, perché le infrastrutture sono inesistenti e gli abitanti sono totalmente privi di sentimenti umani e empatia.
Questa scelta, sicuramente in linea con il messaggio che i registi hanno voluto comunicare rende, però difficile la visione complessiva e così anche la comprensione del finale. Qualche dialogo sarebbe stato utile ad accompagnare lo spettatore, così anche ad arricchire di significato il messaggio complessivo.
Una sceneggiatura che non brilla di originalità | Recensione Cycle 2217
Oltre l’assenza di dialoghi, la sceneggiatura appare piuttosto debole, perchè non è in grado di essere originale su un tema della distopia e del futuro post apocalittico che vede ancora una volta le macchine governare sui sentimenti umani. Un tema che sicuramente accomuna la nostra visione del futuro, dati i progressi che sta facendo la tecnologia e l’impatto che questa sta avendo nelle nostre vita, ma che non racconta nulla di nuovo nel contesto cinematografico.
Regia e fotografia si focalizzano su un immaginario post apocalittico cyberpunk, curando la colorazione cupa e tendente al blu di tutte le scene, così come l’ambientazione e i costumi riportano a quel mondo che qui è molto curato nei dettagli. Poco convincente, all’interno di bei costumi e personaggi contestualizzati è un robot realizzato in stop motion, che non aiuta nella percezione qualitativa complessiva del cortometraggio.
Conclusioni
In conclusione, Cycle 2217 non convince, per un’assenza di sceneggiatura solida e con pochi spunti di originalità su un tema che tratta un futuro post apocalittico in un modo già visto e giò conosciuto. Interessante, la cura di costumi e scenografie, che però è sufficiente per rendere il cortometraggio un prodotto ben costruito. Anche il mondo cyberpunk in cui ci ritroviamo non è al passo di quello a cui narrazione cinematografica, di gaming e di fumettistica ci ha condotto fino ad oggi, per quanto comunque sia l’elemento a cui è stata prestata maggiore attenzione all’nterno della costruzione complessiva.
Punti a favore
- Costumi e ambientazione
Punti a sfavore
- Sceneggiatura
- Computer grafica
- Assenza di dialoghi
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