Netflix aggiunge al suo catalogo un nuovo film originale, All’Ombra della Luna, che però non riesce a convincere. Scoprite perchè nella nostra recensione
TITOLO ORIGINALE: In the shadow of the moon. GENERE: Thriller, fantascienza, drammatico. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Jim Mickle. CAST: Boyd Holbrook, Michael C. Hall, Cleopatra Coleman, Bokeem Woodbine, Rudi Dharmalingam, Rachel Keller. DURATA: 115 min. DISTRIBUTORE: Netflix. USCITA: 27 settembre 2019
La piattaforma streaming più conosciuta al mondo, Netflix, è una grandissima creatrice di contenuti seriali. Le serie tv originali infatti riscuotono quasi sempre un grandissimo successo e riescono sempre a portare a sé uno straordinario numero di seguaci. Alcune serie sono già diventate cult nell’odierna cultura pop e crediamo che molte altre lo diventeranno. I contenuti e le trame di questi prodotti sono sempre molto insoliti ed alternativi, e riescono ad attrarre anche gli spettatori più impensabili. Per quanto riguarda invece i film Netflix, non possiamo dire la stessa cosa. Ogni tanto, Netflix prova a presentare al pubblico un film originale, ma quasi automaticamente questo viene stroncato. Non si riesce a capire il motivo per il quale i lungometraggi della piattaforma vadano così male. In molti casi c’è del potenziale che però non viene mai sfruttato fino in fondo.
Uno di questi casi è sicuramente All’Ombra della Luna. Diretto da Jim Mickle, il film vede come protagonisti Boyd Holbrook, che interpreta Thomas Lockhart e Michael C.Hall, nei panni del detective Holt. Il film aveva tutto, una trama intrigante con un serial killer e viaggi del tempo. Un thriller da un incipit molto promettente. Allora cosa è andato storto? Continua a leggere la recensione per scoprirlo.
Trailer e sinossi | Recensione All’Ombra della Luna
Philadelphia, 2024. Il film si apre con uno scenario a dir poco catastrofico. La città è devastata, con edifici distrutti e fuoco ovunque. Immediatamente però torniamo nel 1988, dove tutto ha avuto inizio. L’agente Lockhart è un agente della polizia con grandi aspirazioni, ovvero quella di diventare detective. Per questo spesso ignora i suoi doveri da poliziotto e va dove c’è un omicidio. Una notte, insieme al collega Maddox, si dirigono verso una misteriosa scena del crimine. La donna al volante di un bus ha causato un grave incidente, ma non si riesce a capire se la sua morte sia avvenuta prima o dopo l’incidente. Lockhart, una volta esaminata la scena, nota dei piccoli fori dietro il collo della donna, come fosse stata punta da qualcosa…o qualcuno. Si scopre che anche altre persone sono morte per dissanguamento come la donna del bus e presentavano gli stessi fori. Questi indizi conducono subito alla deduzione che ci sia un serial killer in giro per la città. Lockhart, insieme al cognato detective Holt, indagano su quelle misteriose uccisioni senza riuscire a trovare nulla. Nonostante il caso sia stato poi archiviato, Lockhart continuerà a seguire il caso, quasi fosse diventato ormai un’ossessione.
Un thriller e troppo altro | Recensione All’Ombra della Luna
Uno dei primi motivi per cui All’ombra della luna non ha assolutamente convinto è l’insieme di troppi generi ed elementi discordi tra loro. Il regista non è riuscito perlomeno ad accordare tutti questi vari stili cinematografici in nome della continuità narrativa in questo determinato contesto. Il genere primo che appartiene a questo film è ovviamente quello thriller. Abbiamo infatti un serial killer imprendibile, delle morti sospette e detective alla ricerca di indizi. Il tutto è legato da un crescente tensione che ci tiene incollati allo schermo almeno per buona parte della prima ora. Poi inizia a subentrare l’elemento fantascientifico dei salti temporali e delle fasi lunari che permettono tali viaggi. Lo spettatore inizia ad avere la sensazione di star guardando un film completamente differente. L’elemento dei viaggi temporali è sempre stato una specie di aggiunta in film di questo genere.
Poter tornare indietro nel tempo o arrivare nel futuro è una condizione che emana un’aura mistica e magica. In All’ombra della luna però questo straordinario potere sembra essere messo lì per arricchire e movimentare un po’ il solito thriller poliziesco. Non vengono approfondite le dinamiche e i motivi per cui si viaggia nel tempo. La questione delle fasi lunari poteva avere il suo perchè ed essere un buono spunto per spiegare la storia. Il regista però l’ha trattato in modo approssimativo e frettoloso. Improvvisamente il tono del film cambia registro e sfuma verso il drammatico. L’ossessione del protagonista nel cercare di risolvere il caso si trasforma nel triste tentativo di Lockhart di essere un buon padre. Arrivati a questo punto lo spettatore si sente ancor più spaesato. Tutto si conclude velocemente, con una mini spiegazione di tutte le domande che lo spettatore si era posto durante il film. Un finale per il quale sembra non esserci stato tempo sufficiente.
Una narrazione confusionaria e personaggi deboli | Recensione All’Ombra della Luna
La conseguenza della confusione stilistica venutasi a creare è una narrazione spezzettata e molto disordinata. Nonostante una regia ordinaria, di cui non si può né bene né male, il modo in cui viene raccontata la storia è veramente a singhiozzi. La trama e la sottotrama si alternano continuamente, disorientando lo spettatore. La sensazione è quella di vedere un film fatto di molte pezze diverse tra loro messe per cercare di rendere tutto il più uniforme possibile. Ma ovviamente il risultato è tutto il contrario. Una narrazione discontinua che fa storcere spesso il naso al pubblico e annoia un po’. Purtroppo però in questo film nemmeno i personaggi riescono a salvare il prodotto.
Spesso è successo che fossero le interpretazioni dei protagonisti a risollevare le sorti del film, colpevole magari di una regia e sceneggiatura non così sorprendenti. Ne All’ombra della luna invece succede che i protagonisti rendono il film ancor più piatto e debole. Boyd Holbrook, che interpreta Lockhart non è riuscito a rappresentare appieno lo stato di uomo ossessionato dal passato/futuro. L’attore, ma soprattutto il regista, casca nella trappola dello stereotipo, trasformando un uomo con un ossessione in un barbone ubriacone. Holbrook non aggiungere carattere al suo personaggio, è bidimensionale e apparentemente vuoto. Stesso discorso vale per Michael C. Hall. In questo caso c’è da dire che la sua presenza non si sentiva proprio. Con o senza lui, il film non cambierebbe di una virgola. Nulla da dire sulla sua interpretazione poiché appare veramente poco nel film e quando c’è non emerge per farsi notare. Sicuramente lo preferiamo come serial killer nella serie tv Dexter.
In conclusione
Netflix si è lasciato sfuggire anche questa occasione per redimersi da un passato di brutti film. Anche ne All’ombra della luna è riuscito sfruttare tutto il potenziale nascosto che possedeva una trama del genere. Veramente un peccato visto che la prima oretta è ben costruita e riesce a catturare l’attenzione dello spettatore. Da quando si cambia genere però il film comincia a perdere pezzi e pathos, mutandolo in una sorta di collage mal riuscito. Da quel momento diventa difficile seguire la storia. Solo delle piccole curiosità convincono lo spettatore ad arrivare fino alla fine. Noi comunque crediamo nella buona volontà di Netflix e aspettiamo con ansia di vedere il prossimo prodotto. Un film mediocre che poteva valere molto di più.
Punti a favore
- Una trama potenzialmente intrigante
Punti a sfavore
- Narrazione discontinua
- Regia modesta
- Personaggi bidimensionali e piatti
- Mix di troppi stili cinematografici
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