La serie live action tratta dal manga di Haro Aso ha conquistato proprio tutti. Merito di una sceneggiatura solida, di ottime prove attoriali e di una trama ricca di suspance e continui colpi di scena. Leggi la nostra recensione di Alice in Borderland
TITOLO ORIGINALE: Alice in Borderland. GENERE: survival game. NAZIONE: Giappone. REGISTA: Shinsuke Sato. CAST: Kento Yamazaki, Tao Tsuchiya, Nijirô Murakami, Yûki Morinaga, Keita Machida, Aya Asahina. DURATA: 41 – 50 min circa ad episodio. DISTRIBUTORE: Netflix. USCITA: 10 dicembre 2020
Un po’ Hunger Games, un po’ Alice nel Paese delle Meraviglie e un po’ Battle Royale, Alice in Borderland, serie live action tratta dall’omonimo manga di Haro Aso, è la nuova produzione Netflix che sta spopolando tra i telefilm addicted e tra gli avidi lettori di manga di tutto il mondo. Il motivo del successo? Una narrazione che tiene lo spettatore incollato allo schermo grazie agli innumerevoli colpi di scena, all’ineccepibile scrittura, alle meravigliose performance attoriali.
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La trama | Recensione Alice in Borderland
Arisu è un outcast, non ha un lavoro, non una famiglia che lo sostenga né, dopo un furioso litigio col diligente fratello maggiore, un posto da chiamare casa. Ma qualcosa ce l’ha anche lui: la passione per i videogiochi e la propensione verso la matematica.
Peccato che per uno strano scherzo del destino l’unica cosa che riempiva le giornate di Arisu – le continue battaglie a colpi di joystick – si trasformi letteralmente in un incubo. Proprio come la Alice di Lewis Carroll, infatti, il giovane ragazzo si ritrova intrappolato in un mondo parallelo, in una Tokyo che non è più la sua città , ma che somiglia incredibilmente a uno scenario post-apocalittico tipico dei survival game: fatta eccezione per Arisu, per i suoi due migliori amici, Chota e Karube, e per poche altre persone, Tokyo è deserta e segue delle nuove regole: proprio come in un videogioco, è necessario competere in pericolosi game colmi di insidie e tranelli. Pena? La morte.
Arisu cercherà in tutti i modi di completare le sfide che gli si pongono di fronte e di completare quanti più game possibili. Ma a quale prezzo?
Ode a Alice, il live action che ci meritavamo | Recensione Alice in Borderland
Quante volte è capitato di lamentarci di fronte a un live action poco riuscito? Quante volte abbiamo storto il naso di fronte a serie e film ispirati alle nostre opere letterarie preferite? Basti pensare al pessimo adattamento di Netflix di Death Note o ancora, restando semplicemente in ambito nipponico, al live action di Fullmetal Alchemist del 2017 per farsi un’idea di quante volte siamo rimasti delusi dalle trasposizioni cinematografiche e televisive dei nostri manga del cuore.
Occorre fare una premessa: è chiaro che tradurre un testo significa necesariamente scendere a un compromesso, e che ciò che funziona sulla carta non sempre va bene sullo schermo, ma quando un manga (così come un romanzo) viene adattato per il Cinema o per la TV è necessario che il suo spirito e le sue peculiarità rimangano intatte.
Ebbene Alice in Borderland ci è riuscito alla perfezione, rimanendo fedele alla sua controparte cartacea, ma, allo stesso tempo, non cadendo nella trappola di una caratterizzazione della storia e dei personaggi superficiale e macchiettistica. Grazie a una schiera di personaggi che, con le loro paure e le fragilità sembrano talmente reali da sentirli vicini a noi, la serie riesce a creare una forte empatia col pubblico, che non può fare a meno di rimanere incollato allo schermo e parteggiare per Arisu e compagni.
Uccidi o vieni ucciso: la legge del survival game | Recensione Alice in Borderland
Una delle caratteristiche più riuscite di Alice in Borderline è la sua capacità di coinvolgere lo spettatore e farlo sentire parte della storia.
La serie segue esattamente la struttura di un videogioco: le prove affrontate da Arisu, Usagi e tutti gli altri personaggi diventano sempre più complesse col procedere della storia, e ogni volta che un game si conclude, ce n’è sempre un altro dietro l’angolo, ancora più difficile e pericoloso del precedente, quasi come se le prove fossero i livelli del gioco, e ogni volta che se ne supera uno, non si può fare altro che passare al successivo. E così ciclicamente fino ad arrivare al boss finale, alla regina di cuori che aspetta di tagliare la testa a tutti i giocatori.
Alice in Borderland è una distopia particolarmente crudele e dolorosa, che non risparmia colpi bassi e che mette fin da subito in chiaro che nessuno è al sicuro, che chiunque può essere ucciso e che non ci sono buoni o cattivi, ma solo figure grigie che tentano di sopravvivere in un mondo in cui o si uccide o si viene uccisi.
Conclusioni
La trama adrenalinica e il ritmo serrato sono i punti di forza di Alice in Borderland, e se a questo aggiungiamo personaggi e attori carismatici, un ottimo comparto sonoro, e una regia dinamica che non ha da invidiare nulla alle più blasonate produzioni hollywoodiane, è facile immaginare che consideriamo la serie tratta dall’omonimo manga di Haro Aso una delle migliori trasposizioni in live action del Paese del Sol Levante mai realizzate.
Punti a favore
- Ottima trasposizione
- Regia
- Fotografia
- Recitazione
- Struttura narrativa
Punti a sfavore
- Nessuno da segnalare
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