Vi proponiamo la recensione di A Classic Horror Story, Original Netflix italiano che abbraccia il meta cinema e cerca di sorprendere lo spettatore con dei plot twist molto peculiari
TITOLO ORIGINALE: A Classic Horror Story. GENERE: Horror. NAZIONE: ITALIA. REGISTI: Roberto De Feo, Paolo Strippoli. CAST: Matilda Anna Ingrid Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Will Merrick, Yuliia Sobol. DURATA:95 Minuti. DISTRIBUTORE: NETFLIX. USCITA: 14 Luglio 2021.
A Classic Horror Story, fin dalle premesse, aveva attirato molto pubblico per vari aspetti. Il primo è da riscontrare nel genere horror, il quale è davvero difficile da produrre in Italia. Lo so che spesso sentite affermare questa polemica, tuttavia è realmente vero che avevamo grandissimi Maestri di questo genere: da Mario Bava a Dario Argento. Entrati nella decade degli anni 90 si perse l’interesse di sperimentare nell’horror.
Recentemente ci sono stati tentativi, alcuni non particolarmente riusciti come The End? L’inferno fuori ed altri decisamente meritevoli come Il Signor Diavolo di Pupi Avati. Lo stesso Roberto De Feo, uno dei due registi di A Classic Horror Story, aveva diretto The Nest. Quest’ultimo era un horror molto su famiglia e repressione, il retaggio e tutta una serie di fattori che erano ridimensionati grazie al plot twist finale. Un horror che cercava di abbracciare il genere lasciando qualche spiraglio per delle soluzioni thriller. Anche A Classic Horror Story inizia come il racconto più prevedibile del genere, successivamente ha un’idea incredibile e poi sceglie una via completamente opposta legata al meta cinema.
La Trama | Recensione A Classic Horror Story
Come suggerisce il titolo, il film di Roberto De Feo e Paolo Strippoli inizia con tutta una serie di topoi del genere: la casa pericolosa, l’incidente automobilistico lungo il tragitto e tanto altro. L’Obiettivo è chiaro e perciò A Classic Horror Story non si vergogna minimamente degli stereotipi ma gli cita e parodizza. Attraverso la possibilità del car pooling in camper, alcune persone devono raggiungere una località in Calabria.
Non si conoscono quasi minimamente ma lentamente saranno costretti a comunicare per salvarsi. Durante il viaggio un incidente stradale gli preclude la possibilità di ripartire e come se non bastasse, quando si risvegliano non sanno minimamente dove sono. Intorno c’è solo una sterminata foresta e una casa inquietante che nasconde una leggenda e chissà cos’altro.
Un’idea incredibile che non t’aspetti | Recensione A Classic Horror Story
La casa “stregata del film”, nonché luogo di morte, nasconde un mistero tutto italiano che allude a qualcosa di concreto e spaventoso: la mafia. Difatti, come in qualsiasi film horror sulle case indemoniate, il segmento rivelazione è presente e racconta la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso: i tre padri fondatori delle più grandi realtà malavitose del nostro Paese. Parliamo proprio di loro: Camorra, Ndrangheta e la mafia siciliana. Il cinema italiano è da moltissimo tempo che racconta della malavita italiana e lo fa attraverso due approcci: la commedia e il dramma di denuncia sociale che può diventare ovviamente thriller. L’horror invece, quello del male supremo, sadico e completamente insensibile alla bontà, è un’idea quasi mai sfruttata.
La mafia e l’horror puro non si erano mai intrecciati così tanto, specialmente se parliamo di folk horror, un sottogenere ridiventato molto amato grazie a Midsommar. Che la malavita organizzata possa permettersi di uccidere, fare sacrifici rituali e non essere minimamente disturbata, come fosse un Jason Voorhees, è davvero una sorpresa. Un’idea fortissima che non denuncia nulla, ma racconta solo la follia umana di persone malvagie unite da un folklore terribile e letale.
Il primo atto infatti ha tutto ciò ed è qualcosa d’incredibilmente originale e coraggioso, poiché giustamente quando si parla di mafia è inserita la denuncia sociale, proprio perché non è un mostro o l’incarnazione del male. Invece A Classic Horror Story fa interpretare alle varie associazioni malavitose il ruolo di Jason, di un gruppo di esseri che non si possono fermare e combattere. Puoi solo nasconderti e comunque essere preso come in uno slasher qualsiasi. Dopo qualcosa di così estraneo e imprevedibile, A Classic Horror Story disinnesca tutto e ci riporta nei binari del meta cinema.
Un film sul cinema horror italiano | Recensione A Classic Horror Story
Se il primo atto è volto a imbastire la narrazione e il secondo a far dubitare lo spettatore, l’ultimo atto decostruisce la narrazione precedente e cerca una via meta cinematografica. Non hanno più importanza la paura e il terrore dei personaggi, ma l’intero film diventa un pretesto per discutere del cinema horror italiano che non esiste. Inoltre, esattamente in opposizione a quell’idea molto originale, A Classic Horror Story inserisce una denuncia sociale che dichiara quanto gli italiani siano assettati di cronaca nera ma non vadano a visionare il cinema horror. Queste affermazioni sono deliri di un personaggio folle ma si sposano perfettamente con la conclusione del film.
Certamente A Classic Horror Story piace sorprendere lo spettatore e cercare di essere un ibrido tra tanti sottogeneri dell’horror, eppure diventa nell’ultimo atto qualcosa di estremamente già visto all’estero. Citare Quella Casa Nel Bosco e inseguire quel modello filmico va benissimo ed è comunque interessante trovare nello spettatore il vero nemico, qualcuno da incolpare e farlo soffrire. Il Cinema italiano raramente compie tutto ciò. Rimane tuttavia quella delusione, quell’idea davvero incredibile di concepire la mafia come un male ancestrale impossibile da sconfiggere. Chissà quale sarà il destino di questo progetto, poiché si è già parlato di un sequel e di ampliare la mitologia di questo piccolo universo.
Conclusioni
A Classic Horror Story è l’ennesimo tentativo del nostro cinema di recuperare un immaginario nostrano, guardare all’estero e tentare una strada nuova di denuncia sociale. Dispiace che a volte si ha quasi paura d’imbastire un film horror che non abbia all’interno una critica alla società tanto urlata. Nonostante perciò tantissime idee con una risoluzione spesso blanda, A Classic Horror merita di essere visto poiché è qualcosa di raro nel cinema contemporaneo italiano. Anche se non ci è piaciuto particolarmente e siamo un po’ delusi speriamo possa smuovere i produttori a credere più nel cinema di genere, quello politico si, ma non in questo modo canzonatorio.
Punti a favore
- Alcune intuizioni narrative molto interessanti
- Una messa in scena assolutamente dignitosa
- Un Cast ben diretto
Punti a sfavore
- Plot Twist evitabili
- Scenografia abbastanza anonima
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