L’estate cinematografica vede, a conclusione di luglio, l’uscita dell’ultimo capitolo del franchise Men in Black, International, del quale oggi vi presentiamo la recensione: continuerà a portare in alto la saga o bisognerà cancellarlo dalla propria memoria?
TITOLO ORIGINALE: Men in Black International. GENERE: azione, commedia, fantascienza. NAZIONE: USA. REGIA: Felix Gary Gray. CAST: Chris Hemsworth, Tessa Thompson, Liam Neeson, Rafe Spall, Emma Thompson, Rebecca Ferguson, Kumail Nanjiani. DURATA: 115 minuti. DISTRIBUTORE: Sony Pictures Entertainment. USCITA: 25/07/2019.
Una notte qualsiasi una famiglia si imbatte in una creatura aliena e nell’intervento dei Men in Black, con conseguente sparaflash. I MIB però non cancellano la memoria di tutti. In una stanza vicina, infatti, la bambina Molly (Tessa Thompson) assiste a tutto, facendo così diventare la vita aliena la propria ossessione. Irriducibile nel perseguire il proprio sogno di entrare nei MIB, riesce finalmente a scovare il quartier generale. Convince così l’Agente O (Emma Thompson) a prenderla in prova. Abbigliata e armata, l’Agente M(olly) deve guadagnarsi sul campo il neuralizzatore e affiancare l’Agente H (Chris Hemsworth), indisciplinato e sbruffone. Tra Parigi, Londra, Marrakech e Napoli finiranno per intendersi e salvare il mondo da mostri e talpe.
La premessa fondamentale con i film della saga dei Men in Black, ormai più che ventennale, è che la leggerezza che contraddistingue il marchio è sovente accompagnata da alcune tracce di riflessione più seria. Le pellicole hanno dimostrato fin da subito di saper cogliere spunti dalla vita quotidiana. In particolare, non può passare inosservato che in un film sull’integrazione aliena l’attore protagonista fosse di colore (Will Smith). Oggi, nel più recente capitolo, tale scelta viene confermata, al femminile.
Una donna nei MIB | Recensione Men in Black International
Si è fatto un gran parlare della Ariel di colore nella nuova versione de La Sirenetta, e della 007 afroamericana e donna del prossimo Bond. Il cinema, in effetti, recepisce i cambiamenti nel gusto sociale, ma con un certo sospetto. A pensarci bene non dovrebbe influenzare una pellicola l’etnia o il sesso dei protagonisti. Eppure quel sospetto, quasi endemico, si avverte sempre. Ebbene, un merito del franchise Men In Black, del quale è opportuno spendere alcune parole in una recensione, è la naturalezza (come è giusto che sia) con la quale si mettono al loro posto gli attori, indipendentemente dalle questioni superficiali sull’apparenza.
Oggi, quindi, con molto poco clamore, il protagonista afroamericano nel film originale passa il testimone a una donna, Tessa Thompson. Anche se l’arrivo di un personaggio femminile nell’universo Men In Black potrebbe in realtà aprire il franchise a nuovi scenari. L’attrice fa il suo ingresso nella saga dopo alcune grandi produzioni, su tutte Creed e gli Avengers. Non a caso nei cinecomics è Valchiria, che secondo indiscrezioni sarà il primo personaggio LGBT dell’universo Marvel.
Al suo fianco, brava come sempre, c’è poi Emma Thompson a interpretare un dirigente dei MIB. Si coglie certo l’ironia di avere due donne in un corpo che si chiama Men in Black. Però i tempi cambiano e questo si trasforma in autoironia sulla quale non soffermarsi. La direzione di portare in scena eroi al femminile, donne forti e determinate come Captain Marvel e Wonder Woman, infatti, è ormai consolidata ad Hollywood.
Una coppia rodata | Recensione Men in Black International
Fanno da contraltare all’accoppiata femminile due protagonisti maschili di spessore (e statura). Il giovane viene dallo stesso mondo dei cinecomics della Thompson, ossia da Asgard. Si tratta del sempre in forma Chris Hemsworth che, per tutti, è ormai associato a Thor. Da Avenger alieno, si ritrova a proteggere la terra dalle invasioni aliene. E dimostra ancora una volta il suo talento.
Figura paterna per l’Agente H è Liam Neeson, carismatico come sempre. In effetti, la cosa che spicca più di tutte in questo film è il casting. Che comprende anche Rafe Spall, agente rivale di H che si troverà dalla sua parte, e Rebecca Ferguson, aliena affascinante e pericolosissima. Tutti contribuiscono a farci credere nell’esistenza di vita nel cielo, confermando il livello elevato dei precedenti capitoli.
Le scelte di casting, in realtà, sembrano sagge anche da un altro punto di vista. La scelta di inserire protagonisti di sessi opposti in un buddy movie avrebbe potuto portare a una deriva sentimentale, snaturando però la saga. Il cambiamento sembra comunque poter avvenire, ma in modo più graduale. Vero è che ci sono alcuni timidi tentativi di lasciar intendere un flirt tra H e M (ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è casuale), ma tutto naufraga in partenza dato il ricordo di Thor Ragnarok. La strana coppia, benché giovane, attraente e brillante, ha un’immagine comica quasi indelebile grazie a Taika Waititi. Magari l’attrazione tra i due personaggi, oggi solo accennata, sarà materiale per i sequel. In ogni caso, il casting è la cosa migliore del film.
Volti nuovi, storia rodata | Recensione Men in Black International
Messa da parte la guerra dei sessi, è il momento di parlare di ciò che è, da sempre, Men In Black. Un misto tra fantascienza, spy-story, action e commedia. Per quanto riguarda la spy-story, con il trasferimento a Londra e lo sciupafemmine Chris Hemsworth ci si avvicina a 007. In effetti lungo la storia pullulano passaggi segreti e gadget ipertecnologici, che sicuramente affascinano. La fantascienza è quella del film sugli alieni, ma non in chiave horror, perché si punta sul sorprendente e sul curioso. Gli alieni sono più simili a un personaggio di Monsters & Co. e contribuiscono attivamente alle gag. Gag che, per lo più, divertono, non cedendo alle lusinghe della comicità infantile.
Le gag si accatastano e in sostanza eclissano l’azione. Se questo sia un bene o un male dipende molto dal gusto personale dello spettatore. Naturalmente il tono scanzonato del film non può aiutare a creare una suspense e un senso di pericolo. Quello che possiamo dire in questa recensione, però, è che Men in Black International si lascia vedere e, nonostante la lunghezza di quasi due ore, è sempre coinvolgente. Certo, la trama è decisamente esile, e anche il colpo di scena finale, in realtà, si intuisce dopo poco. Ma fa parte del gioco.
Tra serio e faceto
Insomma, possiamo concludere questa recensione di Men In Black International evidenziando che la pellicola va avanti accumulando gag più che puntando su una storia avvincente. Il casting, però, è molto azzeccato, e la chimica tra i due attori protagonisti funziona. Quindi, al di là delle aspettative o dei gusti, è un film che non delude.
Punti a favore
- La chimica tra i due protagonisti
- Il buon tempismo comico
Punti a sfavore
- L'azione non avvince
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