Nonostante l’inizio frenetico di Black Panther: Wakanda Forever, come evidenziamo in questa recensione si nota che la sua struttura, sebbene sia ben realizzata, è un chiaro e rispettoso omaggio alla memoria dell’attore, prematuramente scomparso, Chadwick Boseman
TITOLO ORIGINALE: Black Panther: Wakanda Forever. GENERE: azione, cinecomic. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Ryan Cooler. CAST: Letitia Wright, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Winston Duke, Dominique Thorne, Florence Kasumba, Michaela Coel, Tenoch Huerta, Martin Freeman, Angela Bassett. PROUZIONE: Marvel Studios. USCITA: 9 Novembre 2022.
È uscito nei cinema Black Panther: Wakanda Forever, e noi di tuttoteK non possiamo non portarvi la sua recensione. Ciò che salta subito all’occhio è che malgrado la trama e la costruzione della pellicola siano semplici, intuitive e lineari, la durata di due ore e quaranta è eccessiva proprio per tali caratteristiche, ma comprensibili per l’intento sopracitato.
La trama | Recensione Black Panther: Wakanda Forever
L’inizio, molto concitato, non fa riferimento a nulla di ciò che avevamo lasciato nel precedente film, ma troviamo i Wakandiani e, soprattutto, la principessa Shuri allarmati, presi a gestire una situazione di emergenza riguardante il re T’Challa.
L’esito dei loro sforzi, tuttavia, non rispecchierà le speranze agognate; dopo ciò c’è il cambio d’inquadratura sulla famiglia reale e del popolo Wakandiano contriti per il dolore della perdita, la quale enfatizza la sensazione di dolore provata dai personaggi.
Al lutto si aggiungono, inoltre, le pressioni politiche ed economiche degli Stati mondiali, per la condivisione degli approvvigionamenti del prezioso metallo, unico della regione, il Vibranio, che portano ulteriore stress sulle spalle dei protagonisti.
Mentre Shuri e la madre, ancora provate per la dipartita di T’Challa, discutono sul futuro della figura di Black Pather, si presenta al loro cospetto, con l’intenzione di creare un’alleanza, un umanoide anfibio, Namor, re degli abissi, al comando di un popolo dalla pelle blu che vive sott’acqua, il cui paese è l’unico, oltre al Wakanda, ad avere giacimenti di Vibranio.
Intento che non va a buon fine, dopo vari tentativi di conciliazione, causando lo scoppio di un conflitto tra gli Atlantidei ed i Wakandiani. Lo scontro è anche, indirettamente, il risultato delle azioni di una geniale scienziata americana in erba (che è la responsabile della ricerca di alleati di Namor).
Tutto questo caotico giro di boa viene utilizzato anche come pretesto per la nascita di due nuove eroine nel panorama MCU.
Il complesso incastrarsi di troppi avvenimenti, il passaggio di testimone del “ruolo” di Black Panther, l’avvento di due nuove figure nel palcoscenico degli eroi Marvel e, forse, l’anticipazione di un nuovo filone storico, uniti al memoriale, è stato un azzardo che ha appesantito la visione e costretto il dilungarsi della pellicola, nonostante la trama semplice.
I temi affrontati | Recensione Black Panther: Wakanda Forever
Il tema principale, portato avanti dalla pellicola, è l’elaborazione del lutto, con una doppia valenza: la dipartita sia di Chadwick Boseman, che quella del personaggio da lui così strettamente interpretato, re T’Challa.
La morte di Boseman ha portato la necessità di una riorganizzazione totale della storia di Black Panther, cercando di mantenere vivo lo spirito dell’attore in rispetto a lui e alla sua interpretazione, poiché la storia dei Black Panther ha una tradizione di ereditarietà, ha aiutato produttori, sceneggiatori e revisori a trovare un escamotage nell’iniziare un nuovo arco narrativo e contemporaneamente onorare Boseman.
Il risultato ha avuto un esito inaspettato mettendo al centro delle vicende un cast di sole donne, tutte distinte tra loro.
Il motore che muove all’azione lo stallo che si prospettava ad inizio pellicola, è il villain, Namor, che a tratti prende i riflettori dalla crescita che ha Shuri, rispetto ai film precedenti, crescita che evolve il personaggio rendendolo molto più complesso, in conseguenza al percorso interiore che ha dovuto affrontare.
Shuri, in questo film, si trova ad affrontare una delle tematiche già viste in tantissimi racconti Marvel, come per Spiderman o Wanda Maximoff (Scarlet Witch), con l’unica differenza che viene messo in scena quasi senza la necessità di recitare.
Il rispetto per Chadwick Boseman | Recensione Black Panther: Wakanda Forever
Si sa, nel mondo dei supereroi, la morte non viene mai affrontata realmente, per noi spettatori. Infatti c’è sempre una speranza di rivedere i nostri amati personaggi, anche nei casi in cui sembra decisamente definitiva. L’avvento del Multiverso, però, ci dà la possibilità di rivederli anche se, a volte, in vesti diverse.
Tuttavia stavolta anche la magia del cinema non è abbastanza.
All’inizio si vociferava di un recasting, ma quello che Boseman aveva messo nel personaggio, non era cosa facile da replicare e, cambiare interprete, avrebbe in qualche modo rischiato di sovrascrivere il suo operato, che ormai è stato impresso negli occhi del pubblico.
Perciò anticipare il passaggio di testimone era inevitabile, come abbiamo già visto con gli Avengers “classici”.
La volontà di affrontare il vero e proprio lutto, in Wakanda Forever, segna un cambiamento nell’affrontarlo, cinematograficamente parlando.
La morte di T’Challa, infatti, viene trattata con un rispetto ed una delicatezza nuova a questo genere di pellicole, creando una profondità emotiva non tipica nel genere, che regala un’eredità che lo contraddistingue dalla schiera dei supereroi visti finora.
Menzioni onorevoli | Recensione Black Panther: Wakanda Forever
Una menzione speciale, va al comparto tecnico degli, incredibili, effetti speciali e di Autumn Durald, direttore della fotografia.
Non dimentichiamoci dell’eccezionale lavoro del compositore Ludwig Göransson, che ha diretto il comparto musicale del film, con risultati davvero suggestivi
In conclusione
Il film ha fin troppi punti da dover elaborare, tra le varie storyline presentate, il lutto, la presentazione di nuovi personaggi e l’apertura del nuovo arco narrativo, non lo rendono per niente leggero e la sua durata non alleggerisce il carico.
La dedica a Chadwick Boseman è giusta, ponderata e ben inserita nel contesto del film. Le vicende e la crescita dei personaggi sono, a tratti, troppo preponderanti e invasive in alcune scene, tanto da distrarre dalla storia complessiva, rendendo difficile allo spettatore di mantenere viva l’attenzione per tutta la durata della pellicola.
Nonostante queste caratteristiche resta un film da visionare con il comparto scenografico, musicale, fotografico, dei costumi e degli effetti speciali degni di nota.
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Punti a favore
- Omaggio a Chadwick Boseman
- Effetti Speciali
- Scenografia e fotografia
- Colonna sonora
Punti a sfavore
- Lunghezza eccessiva
- Struttura complessa
- Trama semplice
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