7 Sconosciuti a El Royale apre la tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: entriamo nei meandri dell’ultimo film di Drew Goddard, dalle evidenti influenze tarantniane, in cui niente è come sembra
TITOLO ORIGINALE: Bad Times at the El Royale. GENERE: Thriller/Hard boiled. NAZIONE: Stati Uniti. REGIA: Drew Goddard. CAST: Chris Hemsworth, Dakota Johnson, Jeff Bridges, Nick Offerman, Cailee Spaeny, Jon Hamm, Cynthia Erivo, Lewis Pullman. DURATA: 141 min. DISTRIBUTORE: 20th Century Fox. USCITA CINEMA: 25/10/2018.
Anni Sessanta. Un uomo (Nick Offerman) nasconde una voluminosa borsa sotto le assi del pavimento di una stanza dell’hotel El Royale. Pochi attimi dopo bussa alla porta della camera un suo conoscente, che viene invitato ad entrare. Nel momento in cui il primo uomo volta le spalle, il secondo gli spara un colpo di fucile a bruciapelo.
Dalla scena iniziale Drew Goddard rende noto un motivo che percorrerà il resto del film: la tranquillità e la concitazione giocheranno a rincorrersi, avvicendandosi repentinamente e senza preavviso.
Immediatamente l’azione si sposta dieci anni in avanti, nello stesso albergo, che scopriamo trovarsi all’esatto confine fra la California e il Nevada. Diviso in due, metà delle camere nello stato della perdizione e del gioco d’azzardo, metà delle camere nello stato dell’amore libero e di Hollywood. Una voluminosa striscia rossa che passa per l’ingresso divide fisicamente a metà gli spazi. Uno dopo l’altro entrano nell’albergo quattro ospiti. All’inizio possiamo intuire le motivazioni che li hanno portati a El Royale, ma per ognuno scopriremo che dietro l’apparente chiarezza si cela una fitta nebbia di segreti.
Dieci minuti di proiezione, e scopriamo un altro motivo ricorrente: a cambiare improvvisamente saranno anche il tempo e il luogo della narrazione. Ma ad ogni cambio di prospettiva si riusciranno a vedere i protagonisti sotto una luce diversa, tanto da mostrare parti della loro personalità prima nascoste.
7 Sconosciuti a El Royale: un albergo al confine tra bene e male | Recensione
Dietro l’apparenza c’è sempre qualcos’altro. L’autentico punto di forza di questo film, che ha aperto l’edizione del 2018 della Festa del Cinema di Roma, è quello di far sentire costantemente lo spettatore in una situazione di equilibrio precario. Per più di due ore sembra di guardare il proprio riflesso in un falso specchio, avendo il costante dubbio su cosa ci sia dietro il proprio riflesso.
Uno dopo l’altro i personaggi riveleranno la loro vera natura: in 7 Sconosciuti a El Royale è vietato dare un giudizio a prima vista, perché sarà sempre ribaltato una volta conosciute le motivazioni che hanno portato i presenti (compreso il concierge) in quel luogo isolato al confine fra il Bene e il Male.
Da questo punto di vista il film ha notevoli ambizioni. I rimandi al periodo storico delle contestazioni più accese del novecento sono continui. Alla radio e in televisione sentiamo notizie della guerra nel Vietnam, dei proclami di Nixon e delle battaglie per i diritti civili. Insieme ai protagonisti ci addentriamo nelle trame delle spie di J. Edgard Hoover e nelle riunioni delle sette religiose hippie. Il confine tra Bene e Male in quel periodo storico era fumoso, tanto da rendere impossibile capire da che parte si trovino i protagonisti. La realtà è che si ha l’impressione che tutti, in un modo o nell’altro, si siano trovati a varcare quel confine, con la stessa facilità con la quale avrebbero potuto attraversare il confine tra California e Nevada a El Royale.
7 Sconosciuti a El Royale: un cast tutt’altro che sconosciuto | Recensione
Lo spettatore è spaesato. Difficile individuare i buoni e i cattivi della storia. Ancora più difficile non empatizzare con loro, anche perché per lo più si tratta di volti noti al grande schermo. I produttori di 7 Sconosciuti a El Royale non hanno infatti badato a spese da questo punto di vista.
Il primo a darci il benvenuto nel check-in è Jeff Bridges, che veste i panni (in senso letterale) di un prete. La sua presenza è carismatica e riempie lo schermo per tutta la durata del film. Altrettanto ottima la performance di Jon Hamm, ufficialmente venditore di aspirapolveri: lui riempie invece i diffusori audio con la sua parlantina, mai stonata. Per vedere un Chris Hemsworth a petto nudo (ampiamente sfruttato durante la campagna promozionale del film) dobbiamo attendere un po’. Anche lui fa il suo, dando vita a un personaggio complesso, la cui sola presenza mette i brividi. Positivamente sorprendente è la recitazione di Lewis Pullman, che dà profondità a un concierge dai mille segreti.
Altalenante è invece l’anima femminile di 7 Sconosciuti a El Royale. Le sorelle Summerspring (Dakota Johnson e Cailee Spaeny) danno un’interpretazione troppo piatta e immatura. In definitiva, nulla di memorabile. Esattamente opposto è il giudizio per Cynthia Erivo, alla sua prima importante esperienza sul grande schermo dopo molti anni di musical teatrali. La sua personalità immensa e la sua voce angelica sono da autentica star.
7 Sconosciuti a El Royale: una trama fitta e avvincente | Recensione
Il cast dà una marcia in più a questo film, tenendo lo spettatore incollato allo schermo anche quando la trama rallenta. Occasioni che capitano però raramente, dato che la trama è molto avvincente e scorrevole, nonostante sia ricca di intrecci. Si tratta di una trama difficile da collocare nelle categorie cinematografiche classiche. Il termine più adatto per definirla è “tarantiniana”. Non si tratta solo di un film pulp, bensì di un frutto del cinema verboso, violento e dalle venature fortemente ironiche e pop che hanno caratterizzato negli ultimi due decenni i film di Quentin Tarantino. È impossibile non associare 7 Sconosciuti a El Royale a The Hateful Eight, e forse non è un caso che l’ultimo film in progetto del regista di origini italiane, Once Upon a Time in Hollywood, sia ambientato nello stesso contesto.
Con il suo ultimo film Drew Goddard si conferma capace di produrre buon cinema. Dopo Quella casa nel bosco (che vedeva protagonista lo stesso Chris Hemsworth), World War Z e The Martian continua a mostrare il suo talento. Ciò che gli riesce meglio in 7 Sconosciuti a El Royale è la gestione della violenza: mai meramente aggressiva, ma elegantemente presente in termini disturbanti (nell’accezione cinematograficamente positiva del termine). Esplode nei momenti clou in modo improvviso, inaspettato, dandoci spesso delle strattonate e facendoci persino sobbalzare dalla sedia.
Il finale per certi versi prevedibile non inficia sul giudizio ampiamente positivo della pellicola. Come in un luna park, bisogna lasciarsi trasportare da una giostra all’altra e godersi il viaggio. Che è uno dei più divertenti che il cinema è in grado di offrirci in questo periodo e che è un ottimo biglietto da visita di un Festival del Cinema che ha ancora molto da offrirci, a partire da The Old Man and the Gun, ultimo film dell’ineguagliabile Robert Redford.
Punti a favore
- Il feeling tra Cynthia Erivo e Jeff Bridges
- La trama fitta ma scorrevole
- Il vivace impatto visivo
Punti a sfavore
- Nulla di nuovo nel panorama cinematografico
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