Ieri è scomparso nella sua dimora a Los Angeles, a 103 anni, Kirk Douglas, decano del cinema dal secondo dopoguerra al nuovo millennio
Un pezzo importante della storia del cinema se ne è andato ieri. Kirk Douglas è infatti morto alla veneranda età di 103 anni, come hanno annunciato il figlio e i familiari. Un uomo che non ha mancato mai di dare il massimo nella sua carriera e per la settima arte. Fu nominato tre volte agli Oscar come miglior attore, per Il grande campione, Il bruto e la bella e Brama di vivere, senza tuttavia mai vincere quella statuetta che gli venne consegnata, alla carriera, nel 1996.
Kirk Douglas nasce infatti nel 1916, nello stato di New York, dall’altra parte di quegli Stati Uniti in cui la famiglia, ebrei originari della Bielorussia, si era trasferita da qualche decennio. Il suo nome all’anagrafe era Issur Danielovitch. Il suo talento nella recitazione fu messo da parte per molto tempo, a causa dell’arruolamento in Marina durante la Seconda guerra mondiale. Tornato dalla campagna iniziò a recitare a teatro, arrivando anche a Broadway. I primi film al cinema furono Lo strano amore di Marta Ivers di Lewis Milestone e Le catene della colpa di Jacques Tourneur, fra il 1946 e il 1947.
Il Western e la collaborazione con Kubrick
Fra i film più significativi del suo inizio di carriera ci sono i western. Nei film in cui recitò traspare l’amore per le terre desolate ricche di storie umane. Nella sua eccellente filmografia western sono da ricordare Il grande cielo (1952) di Howard Hawks, L’uomo senza paura (1955) di King Vidor, e Sfida all’O.K. Corral (1957) di John Sturges: in quest’ultimo impersonò splendidamente il personaggio del medico Doc Holliday, al fianco di Burt Lancaster nel ruolo dello sceriffo Wyatt Earp.
La fama vera arrivò tuttavia con la collaborazione con Stanley Kubrick. Un binomio capace di sfornare due capolavori, dietro ai quali c’è lo zampino importante proprio di Douglas. L’attore, infatti, con il successo tra il pubblico dei suoi western, fu in grado di avere voce in capitolo su alcune scelte importanti nella produzione. Nel film di guerra Orizzonti di gloria il giovane Kubrick, per compiacere i produttori, sarebbe stato disposto a dare un finale più “soft” e accomodante. Kirk Douglas si oppose fermamente, insistendo che venisse pubblicato il finale crudo originale. Questo, probabilmente, ha assicurato al film la sua durevole fama di capolavoro del cinema antimilitarista.
Kirk Douglas: invictus
Nella seconda collaborazione, il film epico Spartacus (disponibile su Netflix), Kirk Douglas alzò ancora di più la voce proteggendo gli sceneggiatori della “lista nera” Dalton Trumbo e Albert Maltz. Ostracizzati da Hollywood per le loro idee politiche, non potevano più autografare le loro celebri sceneggiature, che firmavano con uno pseudonimo. Fu Douglas a imporre che il primo fosse citato col suo vero nome nei titoli di Spartacus ratificandone, così, la riammissione nel Writers Guild of America.
Perché Kirk Douglas è sempre stato, in fondo, un po’ eroe.
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