Le parole di Lukas Dhont, regista di Close, alla stampa a margine della proiezione del suo film premiato a Cannes
Abbiamo avuto la fortuna di assistere alla proiezione stampa di Close, pellicola firmata dal regista Lukas Dhont, premiata col Gran Prix Speciale della Giuria a Cannes. Il film uscirà nelle sale cinematografie italiane a partire dal 4 gennaio 2023, distribuito da Lucky Red, e racconta la tenera amicizia tra due giovani ragazzi, Leo e Remy, la quale verterà in tragedia a causa di un evento scioccante e inatteso. Close ha ottenuto la candidatura anche a ben quattro European Film Awards e ha confermato la straordinaria bravura di Lukas Dhont, che già si era fatto notare col suo film d’esordio, Girl, selezionato dal Belgio per concorrere agli Oscar del 2019.
A margine della proiezione del film, il cineasta ha parlato della sua pellicola, analizzando alcuni elementi fondamentale e diversi significati centrali nella sua opera. Una chiacchierata che ha seguito un film semplicemente bellissimo, capace di raccontare con tatto ed eleganza una storia d’amicizia dal sapore tragico, innescando tutta una serie di riflessioni molto importanti riguardo la società odierna.
Close: le parole di Lukas Dhont alla stampa
Il film, come detto, ruota intorno all’amicizia tra Leo e Remy, due ragazzi di tredici anni uniti da vincolo molto profondo. Il tema centrale della pellicola, come ha ammesso lo stesso Dhont, è proprio la concezione che si ha di questo legame in relazione al concetto della mascolinità. I due protagonisti di trovano in una cruciale età di passaggio, stanno abbandonando l’infanzia per avvicinarsi al mondo degli adulti e iniziano ad avvertire il peso delle aspettative sociali. Un rapporto intimo e fisico come il loro viene facilmente travisato e ciò innesca una crisi molto profonda.
Sono semplicemente straordinari i due attorie protagonisti, Eden Dambrine e Gustav De Waele, rispettivamente nei panni di Remy e Leo. Lukas Dhont ha raccontato che, per creare la giusta alchimia, ha passato molto tempo con gli attori in modo informale, mangiando pancake o organizzando serate tematiche. In compagnia, Lukas e i ragazzi hanno approfondito i personaggi e le ragioni di ciò che succede nel film, aiutando i due giovani attori a calarsi ancora meglio nella parte. Essere parte attiva di questo processo ha intrigato moltissimo i giovani attori e li ha spinti a capire bene cosa fosse il film e che significato volesse assumere. Il regista non li ha mai fatti provare, ma li ha fatti entrare nel ruolo lasciandogli libertà di espressione. In generale, Dhont ha raccontato di prestare molta attenzione a ciò che hanno da dire i giovani e di credere molto nel loro potenziale. Il lavoro fatto con Eden Dambrine e Gustav De Waele è stato eccezionale, anche perché, come ha testimoniato il regista, i due sono riusciti a calarsi perfettamente nei panni dei personaggi, incarnandone e assumendo molti tratti.
Il modo di raccontare i sentimenti
Narrativamente parlando, Close ruota intorno all’incomunicabilità dei sentimenti. Nel film ci sono molti silenzi, tantissime incertezze e spesso le parole lasciano spazio ai gesti o al pianto. Questa difficoltà di comunicare i propri sentimenti è un tema molto attuale. Il regista ha raccontato che, secondo lui, troppo spesso accade che i giovani, quando sperimentano per la prima volta una sensazione, non riescano poi ad esprimerla. Nel film lo vediamo con la paura, ma è una situazione molto diffusa. L’ha provata anche Lukas Dhont, che proprio per questo ha voluto approfondire questo aspetto, anche per aiutare i giovani in difficoltà a parlare dei loro problemi.
Nella vita si ci concentra troppo poco sul linguaggio interiore, non viene insegnato ai ragazzi come esprimere i propri sentimenti. Anche oggi che si parla molto di salute mentale, ci si sofferma poco sul linguaggio emozionale. Per tanti anni, e per certi versi ancora è così spesso, la società ha insegnato a prendere le distanze dalle emozioni, a reprimerle. Soprattutto nel caso dei maschi, in cui le emozioni sono spesso associate alla debolezza e il saperle controllare alla mascolinità. Lukas Dhont ha cercato di distruggere questo stereotipo, portando in scena forte un rapporto intimo, anche molto fisico, tra due giovani ragazzi.
Il futuro, d’altronde, è dei giovani, che come ha ammesso Dhont stanno sempre più cercando di smantellare e destrutturare la società patriarcale e di rompere quegli schemi che la rappresentano. La società si sta facendo più fluida e questo è un bene, ma il regista ci ha tenuto a sottolineare che Close non è una storia contingente, ma non ha tempo. Questa è una storia che non è legata solo alla pubertà e ai giorni nostri, ma è universale perché tutti abbiamo provato una delusione di amicizia. La sensazione dominante è che una delusione d’amicizia non si deve esternare quanto quella d’amore, la società spinge con forza verso i rapporti sentimentali e romantici e dà meno importanza ad altri rapporti affettuosi, ma comunque intimi. Queste però sono storie di tutti e Lukas Dhont le ha condensate alla perfezione in Close.
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