Mentre il Festival del Cinema di Cannes 2020 è stato ufficialmente rinviato a data da destinarsi, Spike Lee, presidente di giuria designato della kermesse, ha espresso il suo pensiero sulla delicata problematica della pandemia da coronavirus, che sta investendo anche il cinema
Uno degli ospiti d’onore nel prossimo maggio sulla Croisette di Cannes doveva essere Spike Le, primo presidente designato della giuria di colore. Il suo rapporto con il festival è consolidato da decenni. Proprio due anni fa, la presentazione di BlacKkKlansman ha in qualche modo rivitalizzato la sua carriera, portandolo fino all’Oscar.
Già alcuni giorni fa vi avevamo parlato della imminente decisione di rinviare il Festival, come risposta alla crisi emergenziale dovuta alla diffusione del COVID-19. Oggi Spike Lee ha voluto dire la sua sulla decisione di spostare Cannes 2020. La speranza è quella di poterlo effettuare a fine giugno, inizio luglio:
Concordo al 100% con Thierry e il Cannes Film Festival. Il mondo è cambiato e lo sta facendo ancora ogni giorno. La gente sta morendo e il Presidente francese ha detto, varie volte, che siamo in guerra. È un periodo del genere, in effetti. Le cose che amiamo hanno dovuto fare un passo indietro: il cinema, la TV, lo sport, l’NBA è uno sport globale, il baseball. Cosi tante cose sono state spostate e concordo con questa decisione.
Cannes 2020: Spike Lee ansioso di presiedere la giuria, ma appoggia la decisione di rinvio
Il regista afroamericano ha precisato che se dovrà rendersi disponibile in un’altra data lo farà . Ha infatti proseguito:
Non dimentichiamoci che è il più grande festival del mondo, il più grande palcoscenico per il cinema e sarò il primo presidente della giuria nero. Per cui, sapete, non posso pretendere di sapere cosa succederà domani. Tutti dobbiamo pregare, per uscirne trovando un vaccino e rialzarci, fisicamente, emotivamente e finanziariamente, in tutto il mondo. Non è uno scherzo, non è un film, la gente sta morendo.
Lee non ha poi perso l’occasione per muovere una critica politica a Trump, che in più di un’occasione ha chiamato il morbo “chinese virus“. A detta del regista, il Presidente americano sta infatti mettendo in pericolo gli asiatici americani in tutto il paese.
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