La Marvel si è detta contraria all’uso del logo di The Punisher da parte della polizia per il movimento Blue Lives Matter
Siamo tutti a conoscenza delle ultime tristi vicende che hanno portato il mondo intero a protestare in nome del movimento Black Lives Matter, impegnato nella lotta contro il razzismo dopo l’omicidio di George Floyd. Sono tantissime le celebrità che si sono schierate a favore del movimento, e anche la Marvel Comics, appena una settimana fa, dichiarava:
Noi siamo contro il razzismo. Siamo per l’inclusione. Siamo al fianco dei nostri impiegati, narratori, creatori di colore e dell’intera comunità nera. Dobbiamo unirci e farci sentire.
La Marvel e il caso del logo di The Punisher
Negli ultimi giorni stiamo assistendo ad un nuovo delicato caso. Il problema nasce dall’utilizzo di un logo di proprietà privata come simbolo del movimento opposto, il Blue Lives Matter, nato per difendere invece le forze dell’ordine. Il logo del vigilante The Punisher, fumetto Marvel da cui sono stati trasposti tre film (Il vendicatore, 1989, The Punisher, 2004, e Punisher – Zona di guerra, 2008) e una serie TV Netflix, è infatti utilizzato da alcune forze dell’ordine americane come simbolo di protesta. Il fatto ha indispettito molti, in particolar modo perché il logo è stato impropriamente associato alla violenza con la quale la polizia sta rispondendo al movimento di giustizia sociale nato negli ultimi tempi.
Frank Castle, alias The Punisher, è un anti-eroe, un vigilante violento e brutale, che non si fa alcuno scrupolo ad utilizzare metodi di ogni sorta per perpetrare la sua vendetta personale nella lotta alla criminalità. La scelta da parte dei poliziotti non è stata dunque delle più felici, soprattutto in considerazione del clima che si respira attualmente, in particolar modo negli Stati Uniti.
Blue Lives Matter: le reazioni
Le proteste si sono levate immediatamente, sia da parte dei fan del fumetto che da parte degli autori Mags Visaggio, Eric Palicki e Matt Wilson. La richiesta è che la Marvel intervenga e che la Disney, che ha donato 5 milioni di dollari alla causa opposta, agisca per vie legali.
La risposta della Marvel non si è fatta attendere, prendendo una posizione molto severa in merito. Un portavoce della casa editrice ha fatto sapere che saranno presi seri provvedimenti contro le persone che hanno infangato il nome della Marvel per associarlo alle violente azioni che hanno seguito la morte di George Floyd.
Anche Gerry Conway, coautore del fumetto assieme a Ross Andru e John Romita Sr., si è detto molto contrariato, definendo i poliziotti “un disonore”. Su Twitter ha proposto una raccolta fondi a favore del movimento Black Lives Matter.
I'm looking for young comic book artists of color who'd like to participate in a small fundraising project for #BLM to reclaim the Punisher skull as a symbol of justice rather than lawless police oppression. Respond and follow so we can DM.
— Gerry Conway (@gerryconway) June 5, 2020
E ha proseguito dichiarando:
Riguardo la discussione sul fatto che The Punisher possa essere un simbolo di giustizia, sono d’accordo, è un argomento complicato. Sono sicuro però che non sia un simbolo di oppressione. Voglio vietare alla polizia di usarlo donandolo a BLM.
L’utilizzo del logo da parte di forze dell’ordine ed esercito non è cosa nuova, e Conway aveva già precedentemente dichiarato in proposito:
L’anti-eroe vigilante è fondamentalmente una critica del sistema giudiziario, un esempio di fallimento sociale, quindi quando i poliziotti mettono i teschi del Punitore sulle loro auto o i membri dell’esercito indossano le patch del teschio del Punitore, sono sostanzialmente schierati con un nemico del sistema. Stanno abbracciando una mentalità fuorilegge. Che tu pensi che il Punitore sia giustificabile o meno, che tu ammiri il suo codice etico, è un fuorilegge. Lui è un criminale. La polizia non dovrebbe abbracciare un criminale come suo simbolo.
La situazione è molto delicata, e vedremo se la nota casa editrice agirà per vie legali.
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