Smart speaker, detti anche altoparlanti intelligenti, e assistenti vocali. Il modo di vivere la nostra casa sta cambiando
Il mercato dei dispositivi smart sta esplodendo. I kit per la creazione di una casa intelligente e connessa sono diventati sempre più economici, proprio perché l’IoT (l’Internet of Things) sta entrando in scivolata nella nostra quotidianità. Complici anche gli smart speaker, detti anche altoparlanti intelligenti, e gli assistenti vocali che integrano, in primis Alexa, con la sua linea Echo, e Google Assistant con la sua gamma Google Home-Nest.
Il meccanismo di funzionamento di questi altoparlanti intelligenti consiste nell’interagire con gli utenti attraverso il microfono sempre accesso, anche se spesso è presente un apposito pulsante per la privacy. Ci si trova di fronte ad un vero e proprio dialogo tra il congegno e il suo interlocutore. Quando quest’ultimo chiama il nome del dispositivo (ad esempio: Alexa) e segue un comando o una domanda, esso risponde eseguendo le richieste (per esempio: Alexa spegni la luce). Ciò che però divide la critica rispetto al loro utilizzo è proprio la presenza di un microfono sempre attivo. Essendo direttamente collegato al cloud, nulla potrebbe vietare realmente ai produttori di poter ascoltare anche i dialoghi privati ed accedere così ad informazioni spendibili per logiche di mercato, minando la privacy.
Quindi, come orientarsi in questo nuovo mondo così complesso? Dato che si tratta di un mercato in forte crescita ed espansione, con l’avvento quotidiano di dispositivi dalle nuove funzionalità, tutte dotate di pro e contro, anche portali di tecnologia dedicati all’argomento (vedi, per esempio, smartdomotica.it), gruppi Facebook e forum sugli smart speaker risultano un accessorio indispensabile a cui far riferimento prima di procedere all’acquisto di oggetti più o meno utili.
Assistenti vocali: i pro e quando essi diventano indispensabili
Il pro più evidente degli assistenti vocali riguarda la comodità derivante dal loro utilizzo. In particolare, in campo assistenziale, possono essere utili per poter consentire una maggiore indipendenza. Gli utenti con disabilità visive, disabilità fisiche o perdita di memoria possono senza dubbio trarre beneficio dall’utilizzo di questi dispositivi. Inoltre, gli anziani, che potrebbero non essere esperti di tecnologia e non possedere nemmeno un computer o uno smartphone, possono comunque usufruire, grazie all’aiuto di un familiare, dei servizi su Internet da cui altrimenti verrebbero esclusi, semplicemente sfruttando i comandi vocali.
Automatizzare le attività quotidiane che per molti di noi sono così naturali e semplici (accendere la luce, spegnere la TV, cambiare la temperatura del termostato o alzare le tapparelle), diventa comodo per noi, indispensabile per loro. Non ci stupiamo, dunque, che la tecnologia sta facendo e continui a fare passi da gigante anche nel settore assistenziale.
D’altronde, non sorprende sapere che nonostante i robot non fossero stati progettati per questo, il primo ad utilizzare un robot fu proprio un uomo tetraplegico che chiese al dispositivo di prendere un asciugamano per pulirsi.
Altoparlanti intelligenti e limitazione della privacy: quando è necessario prestare attenzione
Non tutto è oro ciò che luccica però. Lo dicevamo all’inizio: ad una così grande comodità corrisponde un reale rischio per la nostra intimità. Esiste infatti un rovescio della medaglia forse meno entusiasmante: i dispositivi con microfoni sempre attivi non possono riconoscere sempre chi sta parlando e, soprattutto, può capitare che si attivino anche quando non interpellati, quando le nostre parole possono per esempio ricordare la parola di attivazione (per esempio: Alexa=Alessia). Di recente, negli USA, gli utenti di Alexa hanno riferito che i loro figli hanno ordinato articoli indesiderati da Amazon. Altri hanno notato che i suoni di sottofondo, come la TV, hanno portato ad acquisti non autorizzati. Questi trigger vocali, chiamati “falsi positivi” proprio quando spingono i dispositivi a fare qualcosa di inaspettato o indesiderato, hanno anche portato gli utenti a condividere inconsapevolmente conversazioni private con altri.
Tra gli eventi più curiosi ricordiamo quella volta in cui Alexa ha iniziato a ridere, apparentemente non sollecitata. Sebbene in seguito Amazon abbia affermato che la risata è stata una sfortunata falsa risposta positiva alle conversazioni vicine, la risata ha spinto alcuni utenti a riconsiderare di lasciare Alexa fuori dai loro spazi più intimi. Tuttavia, consapevoli dell’importanza della privacy, entrambe Google e Amazon stanno intraprendendo diverse azioni per garantire una maggiore sicurezza.
Lascia un commento